Il 21 marzo è stata pronunciata la sentenza con la quale è stata disposta la destituzione del presidente dell’Ordine Kaboglu, e dell’intero Consiglio Direttivo.
Roma – “Il 21 marzo scorso a Istanbul è stata pronunciata dalla seconda sezione del Tribunale civile la sentenza con la quale è stata disposta la destituzione del presidente dell’Ordine degli avvocati, Ibrahim Kaboglu, e dell’intero Consiglio Direttivo, di cui un membro, il collega Firat Epözdemir, è per di più ingiustamente detenuto”. Ne dà notizia l’Osservatorio Avvocati Minacciati dell’Unione delle Camere penali. “L’azione, promossa su richiesta dell’Ufficio del Procuratore capo di Istanbul, – scrive l’Osservatorio – è stata espressamente autorizzata dal ministro della giustizia ai sensi dell’articolo 77, paragrafo 5, della legge turca sull’avvocatura per il preteso superamento dei compiti istituzionali ed è, in realtà e a tutta evidenza, un attacco politico a chi ancora si erge a baluardo dei diritti fondamentali e dello stato di diritto”.
“Ricordiamo che la vicenda ha preso le mosse da una dichiarazione rilasciata dall’Ordine degli Avvocati nel dicembre del 2024 nella quale, a seguito dell’uccisione di due giornalisti nel nord della Siria, si chiedeva un’indagine – viene ricostruito – e si interveniva a tutela della libertà e indipendenza dei giornalisti nelle zone di conflitto quale espressione della libertà di stampa e del diritto di manifestazione del pensiero. Un intervento più che legittimo che, con la ormai consueta operazione di retorica politica cui si assiste in Turchia, ha portato prima all’accusa di propaganda terroristica e diffusione di informazioni fuorvianti con relativo procedimento penale e, poi, alla predetta azione in sede civile. Purtroppo, si tratta di un epilogo previsto se si tiene conto che, da anni, in quel paese si assiste a un attacco all’avvocatura in ragione della sua tenace opposizione alla politica governativa in tema di diritti umani e soprattutto di diritto di difesa, in ragione dei suoi interventi a tutela dei diritti di espressione e libera manifestazione del pensiero, in ragione della sua strenua resistenza nel ruolo di baluardo dello Stato di Diritto”.

E “chi lo Stato di Diritto non lo vuole, teme gli Avvocati. E, nel temerli, li colpisce: non più come singoli, ma come istituzione. Così dopo gli arresti, le prolungate carcerazioni, i processi sommari e con prove costituite da testimonianze segrete, – si legge ancora nella nota – le accuse di attività terroristica per il fatto di assumere un mandato in difesa di soggetti ritenuti tali (orribile paradigma che, purtroppo, seppur per altri reati, stiamo sempre più saggiando dentro i nostri confini domestici), arrivano le destituzioni di imperio degli Ordini. È ovvio che si tratta di una precisa scelta politica. Si colpisce la categoria forense nella sua istituzione più impegnata, coraggiosa e numerosa per annichilire il diritto di difesa e con esso la democrazia. Tutto perfettamente chiaro per chi, come noi, la situazione turca la sta monitorando da anni e questo processo ha voluto seguirlo sul campo”.
Un “nostro iscritto, componente dell’Osservatorio Avvocati Minacciati, – raccontano ancora i penalisti – ci ha riportato in diretta l’atmosfera di questa giornata conclusiva. Le proteste, il senso di appartenenza degli avvocati, lo scompiglio in aula, la sospensione e la ripresa dell’udienza. Le dichiarazioni del Presidente dell’Ordine. E infine il verdetto: inquietante anche se prevedibile e previsto. Non è esecutivo ed è appellabile. Poca cosa senza una comunità internazionale che, con le proprie istituzioni e non solo con le proprie associazioni di categoria, prenda ferma e convinta posizione. E l’auspicio è che lo faccia il prima possibile a partire dal governo italiano. Per quanto ci riguarda, se nel primo giorno di primavera l’inverno dei diritti in Turchia si è fatto ancora più gelido, faremo sentire da subito ai Colleghi di Istanbul e di tutta la Turchia il calore della nostra solidarietà e colleganza”.