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Avola, smantellata piazza di spaccio a gestione familiare: a capo una donna

La “Mater familias” impiegava tutto il nucleo familiare, compresi i figli minorenni con profitti per migliaia di euro al giorno. Sette gli arresti.

Siracusa – Nuovo blitz antidroga ad Avola, nel Siracusano, dove è stata chiusa la nota piazza di spaccio di via Miramare gestita da una donna e dalla sua famiglia. Sette gli arresti, uno dei quali riguarda un minorenne, mentre un’altra minore è stata collocata in comunità. Divieto di dimora nel comune di Avola, invece, nei confronti di un altro soggetto. L’operazione, denominata “Mater Familias”, ha visto impegnati 50 agenti di polizia coadiuvati dalle unità cinofile e segue l’analoga operazione “Gemini” eseguita nel marzo scorso, anch’essa finalizzata al contrasto del traffico di droga. Tutti gli arrestati dovranno rispondere di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravato.

Il vertice dell’organizzazione, una donna di 34 anni, usava i familiari per gestire una vera e propria “piazza di spaccio” dalle prime ore del mattino a notte inoltrata, in grado di effettuare anche 180 cessioni giornaliere di cocaina, hashish e marjuana con profitti nell’ordine di diverse migliaia di euro al giorno.

La donna, una vera e propria “Mater Familias”, si occupava in prima persona delle cessioni, del trasporto, dell’occultamento e del rifornimento dello stupefacente. Curava, in virtù del ruolo verticistico ricoperto, il rapporto con i fornitori, la gestione finanziaria che serviva a preparare l’acquisto delle partite di stupefacenti, la retribuzione dei collaboratori, il recupero dei crediti concessi agli assuntori, il monitoraggio dello stupefacente residuo e il fabbisogno quotidiano della piazza di spaccio. Infine, forniva chiare disposizioni che dovevano essere ottemperate all’intero gruppo criminale a lei dipendente, servendosi anche dell’ausilio dei figli minorenni. Quando la “titolare” era assente, la sostituiva il giovane genero, il quale per ogni operazione doveva essere sempre preventivamente autorizzato dalla donna.

Le immagini della videosorveglianza immortalano lo spaccio

L’impresa gestita dalla “Mater Familias” aveva un’organizzazione capillare: ogni membro rivestiva una sua propria funzione, suoceri, cognati e persino i figli più giovani, tutti minorenni. Questi ultimi ricevevano le forniture dello stupefacente occupandosi anche dell’occultamento e del trasporto, nel tentativo di eludere i controlli delle forze dell’ordine stante la giovane età e lo status di incensurati. Il figlio più grande invece aveva reperito un’arma che deteneva, con l’assenso della madre, all’interno della propria abitazione.

Lo spaccio dello stupefacente avveniva presso il domicilio della famiglia tramite il sistema “take away”, ritirando cioè la droga attraverso una persiana semichiusa dopo aver inserito il denaro.

L’attività era organizzata in modo tale da poter fronteggiare anche i “rischi di impresa” quali i sequestri della sostanza stupefacente da parte delle forze dell’ordine. I rapporti di fiducia che intercorrevano tra la “Mater” e il principale grossista e fornitore consentiva infatti l’approvvigionamento delle successive partite di droga a credito al fine di compensare le perdite economiche subite con i sequestri e ripianare eventuali passivi. 

Il sistema criminale era garantito da alcuni corrieri messi a disposizione del fornitore. le perquisizioni hanno portato al sequestro di quasi duemila euro in contanti, tre bilancini di precisone, oltre 700 g di hashish, circa 10 g di marjuana e 20 di cocaina e due proiettili.

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