Autonomia, Zaia: “Ricorso a Consulta contro regioni che vogliono abrogare la legge”

La delibera con il mandato per lo staff dei legali in campo della Regione Veneto, è stata firmata dalla Giunta martedì scorso.

Roma – Un ricorso alla Consulta contro le regioni che vogliono abrogare la legge sull’autonomia differenziata. Lo ha annunciato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nel corso di un evento pubblico, spiegando che è stata già firmata la delibera di Giunta con la quale “diamo mandato a uno staff di legali per costituirsi presso la Corte costituzionale e impugnare il ricorso delle quattro regioni, tra cui una a statuto speciale, che vogliono abrogare la legge Calderoli sull’autonomia differenziata”. Il governatore non ci sta a rinunciare a quella che è stata la battaglia delle battaglie della Lega, ma anche molto sua.

La Regione del Veneto impugna tutti e quattro i ricorsi presentati. Zaia sottolinea: “Martedì abbiamo già fatto la delibera, il governo non ha bisogno dell’avvocato difensore perché queste regioni impugnano la legge nazionale, quindi il governo farà la sua difesa, ma è pur vero che per un principio, ovvero che se saltasse la legge nazionale il danno lo fanno a noi, noi ci inseriamo a livello di Corte Costituzionale. Abbiamo già dato l’incarico a uno staff di legali per andare a discutere perché vogliamo dimostrare che la legge è rispettosa di queste quattro regioni e che, se venisse bocciata, toglie qualcosa a noi non toglie qualcosa a loro”, ha concluso il governatore.

La battaglia dei no all’autonomia

La crociata contro l’autonomia differenziata ha scaldato l’estate, con il boom di firme online per il referendum per cancellarla. Un milione e trecentomila firme a sostegno del referendum abrogativo consegnate in Cassazione. Poi l’inizio della battaglia delle regioni del no. Si chiama “ricorso diretto” quello che hanno sollevato davanti alla Corte costituzionale quattro regioni guidate dal centrosinistra – Campania, Sardegna, Toscana e Puglia – mentre i promotori del referendum abrogativo raccoglievano le firme online e nei banchetti. Roberto Calderoli ha evocato la bocciatura dei quesiti da parte della Corte costituzionale. “Ci sono chiari elementi di inammissibilità”, ha detto il ministro degli Affari regionali.

Parole che le opposizioni interpretano come il timore di perdere le consultazioni, dopo la massiccia adesione alla raccolta di firme, oltre 500mila, che potrebbe rappresentare un ostacolo sul percorso riformatore del governo. “Ha paura del voto popolare”, è la replica che arriva dalle opposizioni. L’estate rovente dell’autonomia differenziata è andata avanti nell’eterno scontro tra maggioranza e opposizione. I ricorsi arrivati alla Corte dalle regioni chiedono che venga dichiarata incostituzionale l’intera legge Calderoli e in subordine alcune sue parti. La partita si giocherà in prima battuta sull’ammissibilità dei ricorsi, dal momento che le regioni dovranno dimostrare una concreta lesione delle loro competenze a carico della legge quadro, non essendoci state ancora le intese tra Stato e regioni né le conseguenti devoluzioni di funzione.

Mobilitazioni contro la legge Calderoli

Il fatto di aver anticipato il giudizio sui ricorsi diretti rispetto a quello sull’ammissibilità dei referendum (sulla quale molto si dibatte, lo fa poco correttamente lo stesso Calderoli negandola), che per legge la Corte deve fissare entro il 20 gennaio del prossimo anno, risponde a un criterio di ragionevolezza. Se i ricorsi saranno accolti e la legge Calderoli sarà dichiarata incostituzionale non ci sarà infatti alcun referendum sull’autonomia. E ora Zaia innesca l’ennesima guerra, con il ricorso alla Consulta. L’obiettivo per il governatore è “difendere l’autonomia, difendere il Veneto e tutti coloro che, il 22 ottobre 2017, si sono presentati ai seggi per dire che volevano attivare il percorso dell’autonomia. Più del 98% ha detto SÌ alla riforma”. 

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