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Autonomia: oggi l’udienza alla Consulta sull’ammissibilità dei referendum

Calderoli non molla e al question time dice: “La sentenza non produce effetti ostativi al proseguimento dei negoziati già avviati”.

Roma –  Appuntamento cruciale oggi 20 gennaio: la camera di consiglio della Consulta sarà chiamata a decidere sull’ammissibilità dei referendum sull’Autonomia. La data era stata resa nota dalla stessa Corte Costituzionale. “Considerata la convocazione per martedì 14 gennaio del Parlamento in seduta comune per l’elezione di 4 giudici costituzionali – si leggeva in una nota – il presidente facente funzioni, Giovanni Amoroso, ha firmato il decreto con cui si posticipa dal 13 al 20 gennaio, termine ultimo previsto per legge, la camera di consiglio partecipata in cui verrà giudicata l’ammissibilità dei referendum abrogativi ritenuti conformi alla legge dall’Ufficio centrale per i referendum della Cassazione”. Il 19 dicembre scorso la Cassazione ha dato l’ok al referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata.

Per l’Ufficio centrale della Suprema Corte, dunque è legittima la richiesta di abrogazioneL’ordinanza della Cassazione arriva dopo il pronunciamento della Consulta che aveva, tra l’altro, considerato “illegittime” specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo. La parola definitiva torna ora alla Corte Costituzionale. Nella sentenza del 3 dicembre scorso la Consulta, chiamata ad esprimersi sulle questioni di costituzionalità e accogliendo parzialmente i ricorsi di quattro Regioni, ha affermato che “il regionalismo corrisponde a un’esigenza insopprimibile della nostra società, come si è gradualmente strutturata anche grazie alla Costituzione” e “spetta, però, solo al Parlamento il compito di comporre la complessità del pluralismo istituzionale”. E ancora: “la vigente disciplina costituzionale riserva al Parlamento la competenza legislativa esclusiva in alcune materie affinché siano curate le esigenze unitarie (art. 117, secondo comma, Cost.)”. 


Roberto Calderoli ph. © Luigi Mistrulli

Intanto il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, rispondendo durante il question time al Senato ha rilevato che, quanto alle “materie non LEP, il quadro normativo conseguente alla sentenza risulta coerente e pienamente applicabile, senza la necessità di ulteriori interventi legislativi. Ciò deriva dall’uso da parte della Consulta della tecnica, da tempo nota e utilizzata, delle sentenze additive o manipolative, attraverso cui la disposizione illegittima viene direttamente sostituita o integrata dalla Corte con altra disposizione conforme a Costituzione“.

“Rilevo quindi – ha aggiunto – che la sentenza non produce effetti ostativi al proseguimento dei negoziati già avviati (o all’avvio di nuovi negoziati), con riguardo alle funzioni relative alle materie non LEP, negoziati
che naturalmente proseguiranno nel solco delle indicazioni fornite dalla Corte. In ogni caso mi impegno a non sottoporre al Consiglio dei ministri eventuali schemi di intesa preliminare prima della conclusione della vicenda referendaria. Quanto invece alle materie LEP, la censura della Corte relativa alla procedura di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni rende necessario un intervento legislativo. A tal fine, il Governo è al lavoro per la definizione di un disegno di legge delega in argomento, che, sulla base delle indicazioni della Corte, tenga conto delle peculiarità delle singole materie attraverso la individuazione di specifici principi e criteri direttivi”.

A ottobre sono stati avviati i negoziati tra il Governo e le Regioni Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria per l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia, così come previsto dalla Legge 86/2024. A presiedere i lavori, il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli. “Oggi è un giorno importante – ha dichiarato il ministro – non solo per le 4 Regioni che hanno scelto di fare da apripista per l’attuazione dell’autonomia, ma per tutto il Paese. E’ bene ricordare infatti che, su 15 Regioni a Statuto ordinario, sono 14 quelle che già hanno mosso passi formali verso l’autonomia”.

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