La Norvegia è la regina indiscussa con il 39,2% di veicoli che montano un motore elettrico, seguita a distanza da Islanda (11,7%) e Svezia (6,3%). Le grandi nazioni come Cina e Usa viaggiano meno spedite, attestandosi appena al 2,2 e all’1,2% delle quote di mercato complessive. Il Bel Paese arranca anche in questo settore.
Tra dubbi e preoccupazioni, tra esortazioni e speranze, tra stime e dati di fatto, il mondo dell’elettrico è una realtà ancora fortemente legata a una ristretta cerchia di persone, che ha deciso di affrontare prima di tutti le sfide che questo settore riserva. Per rispondere alle limitazioni che verranno imposte da qui al prossimo futuro, per una progressiva riduzione delle emissioni dai 95 g/km del prossimo anno al 20% in meno del 2025, fino al -45% indicato per il 2030, ogni Paese si sta comportando in maniera differente, con alcuni Stati più avanti rispetto ad altri. Come riportato dall’edizione 2019 del White Paper sulla mobilità sostenibile, redatto da Repower, la Norvegia è attualmente la regina indiscussa della classifica con il 39,2% di veicoli che montano un motore elettrico, seguita a distanza da Islanda (11,7%) e Svezia (6,3%).
Le grandi nazioni come Cina e Usa, invece, viaggiano meno spedite, attestandosi appena al 2,2 e all’1,2% delle quote di mercato complessive. Per quanto riguarda la situazione dentro i nostri confini, si è visto che, nei primi 8 mesi del 2019, su un campione di 100 veicoli solo lo 0,94% era equipaggiato elettricamente. Percentuale ancora troppo bassa, ma comunque in crescita rispetto allo 0,70% dell’anno precedente.
Questi ultimi risultati sono stati raggiunti in parte grazie all’entrata in vigore dal 1° marzo 2019 di un provvedimento (l’ecobonus), presente all’interno della legge di bilancio, con il quale è stata data agli acquirenti la possibilità di comprare una nuova auto (del valore non superiore ai 50.000€, IVA esclusa) con i seguenti incentivi: 4.000€ per modelli con emissioni di CO2 tra 0 e 20 g/km + 2.000€ per la rottamazione di un usato Euro 0 – Euro 4; 1.500€ invece se si acquista un’auto con quantità di CO2 emessa compresa tra i 21 e i 70 g/Km, con l’aggiunta di altri 1.000€ per la dismissione del precedente veicolo. C’è da precisare, però, che tali vantaggi non saranno disponibili su larghissima scala, in quanto per ogni anno sono destinati dei fondi specifici che potranno sostenere solo un numero limitato di immatricolazioni. Nel dettaglio, per il 2019 erano disponibili 60 milioni, mentre per l’anno corrente e per il 2021 ce ne saranno altri 70 (annualmente).
Il nuovo intervento del governo sarà valido fino al 31 dicembre 2021 e non prevede soltanto agevolazioni, ma anche sanzioni (la cosiddetta ecotassa): chi acquista infatti, in questo arco temporale, un veicolo che emetta tra i 160 e i 175 g/km di CO2 dovrà pagare 1.000€ aggiuntivi; se lo scarto sarà tra i 176 e i 200 g/km la cifra salirà a 1.600€, mentre bisognerà sborsarne 2.000 se l’anidride carbonica si attesterà fino ai 250 g/km. La multa più salata, ben 2.500€, toccherà infine a chi deciderà di fare affidamento su un mezzo, a benzina o diesel, a emissioni superiori ai 250 g/km. Mentre i disincentivi possono far paura, a dare un supporto i più arrivano i piani regionali o provinciali, che permettono di sommare alle già citate quote statali un ulteriore bonus, differente da zona a zona. L’esempio di città che più sta stimolando questo mercato è Trento, mettendo a disposizione le stesse cifre, alle stesse condizioni, che già si possono ottenere a livello nazionale, con un accumulo massimo quindi di 12.000€; caso ancor più vantaggioso lo si ha in Lombardia, dove la regione incentiva l’elettrica con un massimo di 8.000€.
Tali numeri rispecchiano la maggiore ricchezza pro capite, nonché una presenza più massiccia di strutture apposite (come le colonnine di ricarica) nei luoghi in questione. Secondo lo studio effettuato lo scorso anno dai ricercatori di Prometeia, proprio per le ragioni appena elencate, chi ha usufruito e continuerà a usufruire dell’ecobonus saranno i territori del Nord. Città come Aosta, Bologna, Milano, Varese e Vicenza coprono infatti singolarmente più del 9% del totale delle immatricolazioni, tra elettriche e ibride, mentre se si analizzano le situazioni di Agrigento, Enna e Lecce non si arriva nemmeno all’1,5%.
Insomma, le prove da superare per l’Italia nel prossimo decennio saranno molte e piuttosto ardue, soprattutto se non si riuscirà a far esplodere in modo definitivo questo mercato. Una maggiore e continua sensibilizzazione alla politica verde, conseguente anche al prosieguo del lavoro del governo per sostenere il necessario cambiamento, potrà portare a una sempre più solida realtà dell’elettrico e delle energie rinnovabili nel sistema di circolazione delle strade italiane.