Giovedì ha trasmesso un podcast dall’albergo dove alloggiava a Teheran: fermata dai servizi di sicurezza. Farnesina al lavoro per la liberazione.
I servizi di sicurezza iraniani hanno arrestato Cecilia Sala, giornalista del “Foglio” e autrice del podcast Stories, andato in onda sulla piattaforma Chora giovedì scorso alle 12:30 nell’albergo in cui alloggiava a Teheran. Da allora si trova in una cella d’isolamento nella prigione di Evin. Il governo iraniano non ha chiarito pubblicamente di cosa è accusata. L’ambasciata iraniana a Roma le aveva concesso un visto giornalistico di otto giorni per lavorare in Iran. Pare che la giornalista stesse per andare a rinnovarlo.
A rendere noto il fermo della reporter è il ministero degli Affari Esteri, che assicura di stare “seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio” insieme al consolato d’Italia a Teheran. “In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Cecilia Sala e per verificare le condizioni della sua detenzione”, scrive il Ministero guidato da Antonio Tajani in un comunicato.
L’ambasciatrice d’Italia Paola Amadei, continua la nota della Farnesina, “ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione” di Sala. La famiglia è stata informata dai risultati della visita consolare: “La giornalista aveva avuto la possibilità di effettuare due telefonate con i parenti. In accordo con i genitori, la Farnesina invita alla massima discrezione la stampa per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda”.
Cecilia “è in buona salute. Vedremo quali sono i capi di imputazione. Il governo sta lavorando con la massima discrezione per cercare di riportarla in Italia”, ha aggiunto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a RaiNews24. Mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un post su X ha dichiarato che “fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane, tutto il governo, in primis il presidente Giorgia Meloni ed il ministro Tajani, si è mosso per farla liberare. Ogni persona che poteva e può essere utile per ottenere questo obiettivo si è messa al lavoro. Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”, ha concluso il ministro.