Per il poliedrico imprenditore, ricco sfondato, la politica deve essere al servizio del cittadino. Dove sta la novità? Per il resto tanto fumo poco arrosto
Flavio Briatore chi è costui? Probabilmente questo nome ai più è noto, ma dalla sua personalità, dalle sue variegate attività e professionalità, non si può trarre una identificazione univoca. Giudicate voi. Geometra prima, e poi maestro di sci, assicuratore, collaboratore aziendale, agente discografico, gestore di punti vendita “Benetton” in franchising.
Uomo dalle mille risorse, fa il salto di qualità quando entra nel mondo della Formula Uno, prima come direttore esecutivo della squadra Benetton e dopo con la Renault. Da quest’ultima viene allontanato nel settembre 2009 in seguito al caso dell’incidente di Nelson Piquet Jr. al Gran Premio di Singapore 2008 e alla relativa indagine della FIA che porta alla sua radiazione e poi all’assoluzione con risarcimento danni. Sono gli anni di maggiore notorietà, in tutti i sensi.
Ma Briatore non si ferma qui: nel frattempo diviene patron di una squadra di calcio inglese che porta ad un certo successo, apre il Billionaire in Sardegna e a Montecarlo ed un resort per ricchissimi in Kenia. Con lo stesso marchio, “Billionaire”, avvia un’agenzia di viaggi di lusso ed una linea sartoriale di alto livello, mentre nel 2012 veste i panni del “boss” della versione italiana del programma televisivo The Apprentice, in onda sul canale privato Cielo, con uno share da prefisso telefonico.
Finalmente, nel 2017, pubblica, coadiuvato da un giornalista, il suo primo libro, il cui titolo “Sulla ricchezza” la dice lunga sull’autore, che vorrebbe spacciare il volume come vero e proprio saggio socio-economico sui mali dell’Italia e sui relativi rimedi.
Ad altri Briatore è conosciuto per le cronache giudiziarie: due condanne che lo hanno costretto a riparare all’estero e poi rimpatriare sul suolo natio dopo avere beneficiato dell’amnistia, ovvero per le indagini della Guardia di Finanza, giunte all’onore della cronaca per il sequestro del favoloso gigantesco yacht, Force Blue, al largo di La Spezia. Si tratta solo di uno dei suoi natanti, che, nel corso del tempo, hanno ospitato donne tra le più belle e famose del mondo, prima tra tutte la top model Naomi Campbell.
Nessuno può negare che Briatore sia un campione di versatilità e poliedricità ma, al copioso e curioso curriculum vitae del brillante uomo d’affari, un po’ geniale, un po’ guascone e avventuriero, mancava qualcosa e proprio adesso, alla soglia della settantina, mentre qualcuno propone di dare il voto agli adolescenti ed altri di toglierlo agli anziani, decide di porvi rimedio con una decisione che, ironicamente, sembra da ritenere a metà strada tra la promessa e la minaccia: darsi alla politica.
E’ una vera e propria svolta, considerato che l’uomo ha più volte dichiarato di recarsi raramente alle urne, salvo che nel 2016, in occasione del referendum costituzionale, allorché si fece fotografare provocatoriamente, quanto illegalmente, mentre tracciava la sua preferenza sul SI sulla scheda referendaria.
Ben poco si sa delle sue tendenze politiche oscillanti tra una gioventù da liberale ed una più matura simpatia socialista. Amico di Donald Trump, ha fatto del Presidente americano il suo punto di riferimento ideale; viene da pensare che Briatore, annunciando nello scorso mese di agosto, di volere fondare un nuovo partito politico, abbia voluto fissare le sue ondivaghe, indefinite e contraddittorie propensioni ideologiche, in qualcosa di originale, di suo, che fosse sintesi politica di un’intera vita.
Le prime avvisaglie delle sue intenzioni si erano avute ascoltando il suo intervento alla 69° Assemblea Nazionale di Federalberghi, tenutasi nella splendida cornice del “Quisisana”, a Capri, nei primissimi giorni di maggio 2019, ove, intervenendo dinnanzi ad una attenta platea di “colleghi” albergatori, Briatore aveva tracciato una serie di linee programmatiche che, a suo modo di dire, potevano essere il toccasana alla asfittica economia del nostro Paese. Ma è solo questa estate, in piena crisi di Governo, che l’imprenditore diffonde la notizia sul suo profilo Instagram e annuncia la nascita di un nuovo partito politico: il “Movimento del Fare”.
Il nuovo leader, sin dalle prime battute, sembra volersi immolare al sacrificio del tutto gratuitamente, comunicando che in un momento così critico per l’Italia, ormai alla “deriva”, ha deciso di farsi avanti con una proposta forte e concreta, per mettersi al servizio dei cittadini. Qualcosa di simile non la si sentiva in giro da quando, nel 1994, il suo amico Silvio Berlusconi, decise di “scendere in campo” con le stesse, identiche, finalità: salvare l’Italia. Il neo “salvatore della patria” ha già una bozza di programma al quale sta lavorando con “persone e personalità”, prevalentemente imprenditori e professionisti di successo, che dovrebbero mettere insieme la loro professionalità e competenza per risollevare le sorti del Paese. Un movimento che si dichiara indipendente da ogni partito politico, con il suo simbolo originale, ma con un leader che strizza l’occhio a Salvini (con il quale Briatore ha dichiarato che andrebbe al governo), uomo che considera “dall’innegabile talento politico”. L’imprenditore ha già indicato quali saranno gli obiettivi, nemmeno tanto originali, del suo partito: “drastica riduzione del cuneo fiscale, riforma della giustizia, abolizione del reddito di cittadinanza, lavoro ai giovani e turismo (ma solo quello di lusso) come eccellenza del Paese”.
In questo ultimo periodo, sembra che Briatore abbia in programma una serie di incontri con esponenti di spicco della politica e della imprenditoria (Farinetti? Cairo? Montezemolo?) per cercare sostenitori e sponde al suo progetto, come quello tenutosi con Solinas, governatore leghista della Sardegna, di recente indagato per abuso d’ufficio.
Insomma Briatore fa sul serio e ha iniziato il suo percorso di proselitismo per dare al Paese l’unico partito che non c’era, formato da pochi eletti, quelli che ritiene i migliori, presumibilmente e preferibilmente ricchi e famosi. Un “Movimento del Fare” esclusivo e sofisticato, come il suo brand “Billionaire”, ove entrare sarà difficile per tutti i parvenu che sgomiteranno per accedere all’Olimpo della politica italiana, alla corte di Re Flavio, l’aristocratico!