Anziani coniugi trovati mummificati nel Veronese: si attende l’esito dell’autopsia

Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola erano morti da oltre tre mesi nella loro villetta isolata: trovati da tre ragazzi appassionati di urbex. Ipotesi intossicazione da monossido di carbonio.

Verona – Un macabro mistero avvolto nel silenzio delle colline di Monte Ricco, tra Verona e Negrar, inizia a trovare risposte. Oggi, martedì 18 marzo 2025, la Procura di Verona ha affidato al medico dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Verona l’incarico di eseguire l’autopsia sui corpi mummificati di Marco Steffenoni, 75 anni, e Maria Teresa Nizzola, 76 anni, trovati sabato scorso nella loro villa padronale in Strada dei Monti. La coppia, senza figli e nota per una vita ritirata, sarebbe morta da oltre tre mesi, forse per un’intossicazione da monossido di carbonio. Un caso che richiama la recente tragedia dell’attore Gene Hackman e della moglie.

I corpi, scoperti da tre ragazzi appassionati di urbex (esplorazione urbana), erano in avanzato stato di decomposizione: Maria Teresa accasciata sul divano davanti al camino acceso, Marco riverso nel corridoio verso una finestra, come se avesse tentato di disperdere l’aria viziata. “L’ipotesi più accreditata è che il monossido di carbonio sprigionato dal camino li abbia uccisi,” spiegano gli investigatori della Questura di Verona, coordinati dal pm di turno. L’autopsia, attesa nei prossimi giorni, chiarirà cause e tempi del decesso, confermando o smentendo questa pista.

Una vita isolata e un ultimo indizio

Marco Steffenoni, ex dentista con uno studio nel centro storico di Verona fino a pochi anni fa, e la moglie Maria Teresa Nizzola avevano scelto l’isolamento. La loro villa, immersa in un uliveto chiamato “Barco,” era trascurata: cassette della posta traboccanti di bollette scadute e riviste mai ritirate. L’ultimo segno di vita è una bolletta pagata a fine ottobre 2024, che fissa il decesso tra novembre e dicembre. “Non avevano figli e pochi contatti sociali,” racconta un vicino. “Li vedevi raramente, vivevano per conto loro.”

La scoperta dei corpi è avvenuta per caso: i tre giovani, credendo la casa abbandonata, si sono intrufolati sabato pomeriggio, trovandosi davanti una scena da film dell’orrore. Hanno subito allertato le forze dell’ordine, dando il via alle indagini. “La coppia era conosciuta per la riservatezza,” aggiunge un conoscente. “Marco aveva chiuso lo studio e si dedicava all’uliveto, ma non parlavano con nessuno.”

Monossido di carbonio: un killer silenzioso

Gli inquirenti puntano sul camino come origine della tragedia. Maria Teresa, seduta davanti al focolare, potrebbe essere stata la prima a soccombere; Marco, tentando di raggiungere una finestra, sarebbe caduto a pochi passi dalla salvezza. Il monossido di carbonio, gas inodore e letale, è noto per uccidere senza preavviso in ambienti chiusi, specie con impianti difettosi o mal ventilati. “Esamineremo il camino e gli impianti di riscaldamento,” confermano dalla Questura. L’autopsia sarà decisiva per rilevare tracce del gas nei tessuti e stabilire se altre cause abbiano contribuito.

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