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Ancora aggressioni al minorile Beccaria. Sappe “Basta favole sui bravi ragazzi”

Agenti picchiati dai detenuti durante la cena. Il segretario Capece: “Criminali in erba che non alcun rispetto delle leggi dello Stato”.

Milano – Ancora aggressioni e tensioni tra le mura del carcere minorile milanese Beccaria, non nuovo a casi ormai noti alla cronaca. L’ultimo episodio è di ieri sera. Due agenti della polizia penitenziaria sono stati picchiati dai detenuti: a dare la notizia è il Sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Durante la cena, due reclusi si stavano scambiano un giubbotto. A quel punto l’agente gli ha detto di doverlo controllare”, racconta il segretario regionale Sappe Alfonso Greco. “A quel punto, uno dei due detenuti l’ha aggredito e picchiato, dandogli pugni sul petto e spezzandogli il bastone della scopa sul polso. Un altro agente è intervenuto ma entrambi sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso cittadino dove sono stati dimessi, il più grave con una prognosi di 22 giorni per frattura al polso”. 

Pungente la conclusione del sindacalista: “Ai colleghi feriti va la nostra vicinanza e solidarietà. Adesso vediamo se c’è ancora qualcuno che ci racconta la favoletta che nelle carceri minorili sono detenuti solo ‘bravi ragazzi che sono solo sfortunati’ e non invece delinquenti conclamati e criminali in erba, che non alcun rispetto delle leggi dello Stato”. Per Donato Capece, segretario generale Sappe, “da quando la politica ha deciso anni fa, con una decisione assurda, che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, sono aumentati di numero gli eventi critici in carcere. Rinnoviamo la richiesta di un cambiamento delle politiche di gestione e di trattamento, adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti”.

E, “come si è verificato ieri al Beccaria, questi detenuti si comportano con il personale di polizia con prepotenza e arroganza, caratterizzando negativamente la quotidianità penitenziaria – prosegue Capece – Lo Stato non può e non deve più assistere passivamente al degrado ed alle violenze di una frangia di detenuti che pensa e crede di poter fare, nella detenzione, quel che crede. Ci vuole invece una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della Nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.

Disordini, rivolte, evasioni e caos. Le carceri minorili sono una polveriera infuocata e i fatti recenti dimostrano che sono sfuggite al controllo. La situazione all’istituto milanese del Beccaria è la punta dell’iceberg: caos e distruzione ma anche detenuti che fuggono dalle mura di cinta. Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria, è più volte intervenuto: “Intendiamo accendere l’attenzione su cosa accade negli istituti penali per minorenni dove sono 380 i ragazzi detenuti a marzo 2023 (tra cui 12 ragazze), pari al 2,7% del totale dei ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile”.

Il carcere minorile Beccaria, a Milano

L’attuale sistema carcerario per minori, aggiunge “non solo non serve a nulla, anzi si rivela una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra si avvia verso una ‘carriera criminale’ passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni”. Nel corso del 2023, il 79,3% degli ingressi in carcere si è avuto per custodia cautelare. Ben oltre la metà degli ingressi rimanenti (140 su 237) è avvenuta per esecuzione pena dalla libertà. “Per noi – dice il segretario sindacato polizia penitenziaria – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse. A Milano Di Giacomo ha manifestato con i colleghi affinché “si predispongano tutte quelle misure non più rinviabili ad assicurare che il controllo degli istituti per minori e quelli per adulti torni allo Stato”.

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