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Altro che Giro d’Italia: pendenze al 44%, chiusa pista cicloturistica

Sottoposta a sequestro preventivo, causa assenza di autorizzazione e regole non rispettate, la pista costituente l’Itinerario di cicloturismo per e-bike tra i Comuni di Macugnaga e Saastal.

Verbania – A seguito di un’articolata indagine di polizia giudiziaria, i militari delle fiamme gialle del Comando provinciale della città lacustre, coordinati dal procuratore della Repubblica Olimpia Bossi, hanno proceduto al sequestro preventivo ai sensi dell’art. 321 c.p.p. della pista costituente l’Itinerario di cicloturismo per e-bike tra i Comuni di Macugnaga e Saastal, ancora in fase di realizzazione, finanziata dal Comune di Macugnaga tramite fondi del Programma Interregionale Italia-Svizzera per un importo di 1,5 milioni di euro.

Le indagini, che hanno preso abbrivio dal controllo degli appalti pubblici che interessano la provincia, hanno sin da subito fatto emergere che il procedimento amministrativo sotteso alla realizzazione del percorso cicloturistico, raggiungendo il passo del Monte Moro che rappresenta la linea di confine tra l’Italia e la Svizzera, era viziato dall’assenza dell’autorizzazione di cui all’art. 19 del d.lgs. 374/1990 la quale stabilisce che tutte le costruzioni e altre opere di ogni specie, sia provvisorie che permanenti, che incidono sulla linea doganale di confine devono essere preventivamente autorizzate dal direttore provinciale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e che senza tale assenso non è possibile per le autorità chiamate a pronunciarsi rilasciare ulteriori permessi e autorizzazioni necessarie per avviare qualsiasi intervento.

Gli approfondimenti investigativi si rendevano altresì necessari anche in ragione della complessiva progettualità che prevede anche la realizzazione di analogo percorso in territorio svizzero, dal Comune di Saastal al passo del Monte Moro, creando di fatto una nuova via di collegamento tra i due Paesi con evidenti riflessi in termini di vigilanza doganale della linea di confine. Tale fine lo si rinveniva anche nella relazione tecnico-descrittiva generale dell’opera ove si poteva leggere che il progettoè diretto alla valorizzazione dell’aspetto ciclo-turistico e di movimento lento del territorio, oltre che al collegamento internazionale e turistico-culturale delle due valli alpine, che, avendo in comune la cultura Walser, presentano caratteristiche comuni ed affini”.

Verificato che l’Ufficio Doganale dell’ADM di Domodossola non aveva rilasciato alcuna autorizzazione venivano eseguiti, ad opera dei finanzieri del Soccorso Alpino della Stazione SAGF di Domodossola, dei preliminari accertamenti sottesi a verificare se l’opera fosse in corso ed in caso positivo a rilevarne il tracciato realizzato tramite GPS e rilievi metrici sull’ingombro.

Tale attività permetteva di accertare che i lavori sul tracciato cicloturistico fossero effettivamente in atto ed in avanzato stato di realizzazione e che gli stessi fossero in sostanziale difformità rispetto al progetto presentato dal Comune di Macugnaga, stazione appaltante, ed erroneamente approvato ed autorizzato da tutti gli enti preposti quali la Regione, la Provincia e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella Novara VCO e Vercelli che non si sono resi conto dell’assenza dell’indispensabile autorizzazione doganale.

Le successive attività di polizia giudiziaria, che hanno visto intervenire anche i finanzieri della Compagnia di Domodossola con l’acquisizione e l’analisi di tutta la documentazione alla base del progetto e riguardante un’area con stringenti vincoli paesistici, naturalistici, idrogeologici e di usi civici, hanno inconfutabilmente permesso di riscontrare che per le modifiche apportate al tracciato approvato non era stata neanche avanzata alle autorità sopracitate, sospendendo i lavori in attesa di una loro decisione, una richiesta di variante.

Il tracciato presentava molte anomalie.

La sinergica attività operativa condotta dai due reparti consentiva di acclarare, oltre all’assenza dell’autorizzazione dell’Ufficio doganale del VCO e della variante, come il tracciato realizzato si discostasse totalmente da quello approvato, sia dal punto di vista planimetrico che morfologico. In alcuni tratti, infatti, lo stesso è risultato essere stato realizzato con pendenze tra il 30% ed il 44% (23,75°) mentre il massimo progettualmente concepito ed approvato era ricompreso tra il 10 e 20% (11,31°) con un solo picco del 26% (14,57°), e quindi, in sostanziale difformità anche con lo “scopo” che l’opera si prefiggeva, ossia creare un percorso cicloturistico per tutti, come previsto nell’oggetto del finanziamento, oltre che per sole trail bike.

È quindi emersa una gestione irrispettosa delle regole e delle risorse pubbliche assegnate al Comune di Macugnaga anche a causa del mancato assolvimento dei compiti normativamente previsti da parte degli attori istituzionali e tecnici incaricati della realizzazione dell’opera in parola.

Ovvio che le ipotesi investigative delineate in precedenza sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini e che la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

La presente attività posta in essere dalle fiamme gialle di Domodossola evidenzia ancora una volta la costante attività di polizia economico – finanziaria posta in essere dalla Guardia di Finanza a tutela della spesa pubblica e, nell’occasione, di un patrimonio ambientale unico quale è il Monte Rosa.

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