Alta tensione nel carcere di Sulmona: ennesima rivolta, 3 agenti in ospedale

Giorni fa un collaboratore di giustizia aveva tentato di aggredire il direttore del penitenziario Stefano Liberatore minacciandolo di morte.

L’Aquila – Carcere di Sulmona ormai fuori controllo. Cellulari dietro le sbarre, aggressioni e rivolte. Solo qualche giorno fa un collaboratore di giustizia, già trasferito da qualche mese dal carcere romano di Regina Coeli, aveva tentato di aggredire il direttore Stefano Liberatore, minacciandolo di morte. L’uomo è stato fermato giusto in tempo dagli agenti di polizia penitenziaria intervenuti prontamente a bloccare il detenuto la cui pericolosità è riconosciuta. Il detenuto ha quindi dato in escandescenza sbattendo la testa contro le porte e provocandosi delle ferite. Ieri tre agenti di polizia penitenziaria sono finiti in ospedale nel pomeriggio dopo essere stati aggrediti da due detenuti.

L’episodio è avvenuto poco dopo le 19 quando gli agenti hanno richiamato i reclusi di una sezione per il rientro in cella. Questi ultimi, ritenendo di poter sostare ancora nei corridoi, hanno dato vita ad una rivolta, insultando e aggredendo fisicamente tre agenti in servizio. I poliziotti penitenziari si sono quindi recati al pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona per accertamenti. Tutti di fuori regione, hanno riportato contusioni al collo e al braccio. La situazione resta particolarmente tesa tanto che la Fp Cgil polizia penitenziaria ha proclamato lo stato di agitazione.

aggressione agenti di polizia il giornale popolare

La scorsa settimana, dopo l’aggressione ai danni del direttore da parte di un collaboratore di giustizia, la denuncia del vicesegretario del Sindacato di Polizia penitenziaria (Spp), Mauro Nardella. Tra le criticità dell’istituto, come spesso hanno denunciato i sindacati della Polizia penitenziaria, resta il problema del mancato trasferimento dei detenuti ‘riottosi’ e quello della presenza di un reparto di collaboratori di giustizia che, sempre per i rappresentanti della Polizia penitenziaria, non dovrebbe essere attivo in una struttura come il carcere peligno dove scontano condanne definitive detenuti ad Alta sicurezza affiliati ad organizzazioni criminali e terroristiche. I sindacati esprimono solidarietà nei confronti del direttore e del comandante di reparto, Alessandra Costantini che, con i suoi uomini, ieri ha evitato il peggio. 

Già a novembre Nardella aveva minacciato sit-in di protesta qualora l’Amministrazione penitenziaria non avesse messo mano, nell’immediato, quanto meno al trasferimento dei detenuti più facinorosi che, al pari di quelli trasferiti da altri istituti, si sono macchiati di gravi sanzioni disciplinari. “Non si è fatta attendere la risposta alla richiesta di farsi carico delle durissime condizioni nel quale versa il mondo carcerario abruzzese in generale e quello di Sulmona in particolare”. Tanto che era scattata un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Carlo Nordio da parte del senatore Pd Michele Fina. Una interrogazione che enunciava tutti i punti messi in risalto sul perché da Sulmona non vengono trasferiti i detenuti riottosi mentre da altri istituti e per molto meno si, sul perché non viene costituita una unità cinofila per respingere il fenomeno droga e sul motivo per il quale non viene implementato un sistema tecnologico del tipo Jammer in grado di mettere fuori uso telefoni e droni. 

“A questi importantissimi 3 punti si aggiungono ovviamente i problemi legati al sovraffollamento carcerario che consta di 130 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare e di 60 poliziotti in meno rispetto a quelli necessari per garantire, così come sarebbe normale e necessario fare – ha concluso Nardella – Non ci resta che attendere con ansia una risposta da parte del guardasigilli. Non ci si può sottrarre dinanzi a precise responsabilità anche perché va posto un freno alle tante aggressioni e conseguenti violenze fisiche e morali subite dagli operatori penitenziari’”.

“Il carcere di Sulmona è all’ottantacinquesimo posto per indice di sovraffollamento, una situazione che crea tensioni e condizioni ambientali precarie”, ha scritto in una nota il senatore del Pd Michele Fina. “Per questa ragione, sollecitato anche dai sindacati, ho ritenuto di interessare con un’interrogazione il ministro della Giustizia. La grave carenza di personale penitenziario esige la necessità di turni estenuanti che non consentono lo svolgimento di un servizio efficace. Anche per questo, più volte, si sono verificati atti di violenza e aggressioni di cui la stampa ha dato conto a più riprese. Questa situazione, aggravata da condizioni igieniche precarie, infiltrazioni di acqua e carenze impiantistiche impone la necessità e l’urgenza di un intervento del Governo.

E ancora, a novembre scorso gli agenti di polizia penitenziaria avevano scoperto dieci telefoni cellulari in altrettanti giorni nel carcere di massima sicurezza abruzzese. Sono stati effettuati controlli a tappeto all’interno della struttura dove, da gennaio a oggi, sono circa 70 i device sequestrati dai baschi blu. Lo scorso aprile i carabinieri avevano fermato due napoletani, intenti a spacciare telefoni nell’area del penitenziario. Agenti penitenziari della struttura denunciano che i detenuti sorpresi con i telefoni dietro le sbarre non sono stati ancora trasferiti. I detenuti utilizzano questi dispositivi per comunicare con il mondo esterno, aggirando sistemi di sorveglianza, e ciò desta preoccupazione non solo per la sicurezza interna, ma anche per quella esterna.

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