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Agli Uffizi riunite l’”Incoronazione della Vergine” del Beato Angelico e la “sua” predella di San Marco

Il capolavoro era stato smembrato nella Seconda guerra mondiale. Ora i visitatori possono ammirarlo nella sua interezza.

Firenze – Si ricompone dopo molti decenni alla Galleria degli Uffizi un capolavoro del Beato Angelico: l’antica pala con l’Incoronazione della Vergine. Il dipinto è stato infatti appena riunito con la sua predella (raffigurante lo Sposalizio e i Funerali della Vergine), dalla fine della seconda guerra mondiale custodita sempre a Firenze, ma nel Museo di San Marco. I visitatori possono adesso ammirare nel museo vasariano l’opera nella sua interezza.

Il capolavoro del Beato Angelico riunito, insieme ai direttori delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde e della Direzione regionale musei della Toscana Stefano Casciu.

La pala con l’Incoronazione, lo Sposalizio e i Funerali della Vergine proviene dalla chiesa fiorentina di Sant’Egidio; il suo arrivo alla Galleria degli Uffizi è databile intorno ai primi anni del Novecento. Le sorti della tavola e della predella si biforcano dopo la seconda guerra mondiale: per proteggerla dai bombardamenti e dalle razzie dell’esercito nazista, la pala viene infatti portata via da Firenze e spostata al sicuro in varie località segrete, tra le quali il castello di Poppi e la villa Medicea di Poggio a Caiano. Terminato il conflitto, l’opera viene divisa in due parti: la tavola, che torna agli Uffizi, e la predella, che viene inviata al museo di San Marco. Dove rimane per decenni; fino alla riunificazione di oggi.

La Tebaide al Museo di San Marco

Contemporaneamente è stata trasferita dalle Gallerie degli Uffizi al Museo di San Marco, parte della Direzione regionale musei della Toscana, dove è esposta gran parte della produzione pittorica del Beato Angelico, la tavola con la Tebaide, opera oggi attribuita generalmente al Frate pittore domenicano. La Tebaide, da oggi collocata nella ‘Sala del Beato Angelico’, arriva agli Uffizi nel 1783 con l’attribuzione a Gherardo Starnina e viene riferita per la prima volta agli inizi dell’Angelico da Roberto Longhi (1940), ma la sua attribuzione si afferma soltanto a partire dagli anni ’90 del Novecento.

Al museo di San Marco arrivano dagli Uffizi anche quattro tavole monocrome di ignoto pittore del XVII secolo raffiguranti Santi domenicani, finora custodite nel Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie, ma che alla fine Settecento si trovavano nella Spezieria del convento di San Marco. Lo scambio di opere è frutto della decisione congiunta dei direttori delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde e della Direzione regionale musei della Toscana Stefano Casciu.

Rubrica a cura di Elena Percivaldi

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