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Agguato a connazionale dopo lite social, indagati tre indiani e un pakistano

Operazione della polizia di Mantova che sequestra bastoni, spranghe e bombolette di spray al peperoncino.

Mantova – A seguito di un pestaggio subito da un giovane di nazionalità indiana da un gruppo di suoi connazionali nell’area della Favorita di Mantova, la polizia ha fatto scattare l’operazione “Instagram Revenge” per risalire ai responsabili. A seguito dell’imboscata il giovane veniva ricoverato presso l’Ospedale Poma ove gli veniva diagnosticato un forte trauma cranico e si certificava una prognosi iniziale di 30 giorni.

Sulla base delle prime, frammentarie, dichiarazioni della vittima e con le informazioni fornite dai testimoni oculari partiva una lunga analisi di tutte le telecamere di sorveglianza presenti nella zona ed in quelle attigue al fine di ricostruire compiutamente la vicenda. Molti dei soggetti coinvolti venivano identificati attraverso il riscontro dei video raccolti con le foto pubblicate sui profili social, in particolare sul sito Instagram.

Gli accertamenti permettevano così di scoprire che l’agguato era legato a litigi sulle piattaforme social tra soggetti di nazionalità indiana. Pertanto, raccolti tutti gli elementi di prova, venivano deferite quattro persone, tre di nazionalità indiana e una di nazionalità pakistana, di età compresa tra i 20 ed i 28 anni, residenti nella bassa mantovana, per i reati di lesioni aggravate dall’uso di arma impropria e, nei confronti di uno di essi, indiziato per il colpo di bastone al capo della persona offesa, per il reato di tentato omicidio. Tra l’altro, tutti gli indagati annoverano numerosi e gravi precedenti di polizia quali, rapina, associazione a delinquere, porto abusivo di armi, rissa, lesioni e omicidio stradale.

Nelle successive perquisizioni personali e domiciliari sono stati rinvenuti 3 smartphone; 2 bombolette spray urticanti al peperoncino; una riproduzione di una pistola revolver di tipo “scacciacani” priva di tappo rosso e con numerosi colpi di cui alcuni esplosi, 2 maschere carnevalesche utili a nascondere il volto nonché numerosi bastoni e spranghe in ferro. Un particolare ha inoltre allarmato gli operatori: nell’abitazione di uno degli indagati, accanto ad una finestra sita al primo piano che dava sulla pubblica via erano custoditi all’interno di un secchio numerosi “sanpietrini” con l’evidente scopo di allontanare eventuali malintenzionati che si avvicinavano alla abitazione.

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