Dopo l’escalation di violenza ai danni del personale sanitario con tre episodi nel giro di pochi giorni una conferenza stampa.
Foggia – Dopo l’escalation di violenza ai danni del personale sanitario del policlinico pugliese, con tre aggressioni nel giro di pochi giorni, il direttore generale Giuseppe Pasqualone lancia l’allarme: “Se continuiamo così finiremo per chiudere il pronto soccorso perché rimarremo senza medici, infermieri e operatori sanitari”, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa. “Il mio appello – ha aggiunto – è al rispetto del personale in servizio perché è bravo e lo dicono i dati a livello nazionale. Il policlinico di Foggia è posizionato tra i migliori in Italia. In pronto soccorso si lavora in condizioni difficili, abbiamo un organico dimezzato, non riusciamo a recuperare medici e i cittadini che arrivano in condizioni non gravi devono aspettare, devono avere pazienza”.
Nel corso della conferenza è stata anche lanciata la proposta dell’istituzione del manager della sicurezza in collaborazione con il rettore dell’università degli studi di Foggia Lorenzo Lomuzio e la direttrice del dipartimento di giurisprudenza Donatella Curtotti. “È una figura – ha ribadito il direttore Pasqualone – che dobbiamo avere. Che serve per garantire situazione di serenità nell’intero policlinico”.
Sugli approfondimenti relativi al decesso della ragazza di 23 anni di Cerignola, Natasha Pugliese, avvenuto nei giorni scorsi durante un intervento chirurgico, a seguito del quale alcuni familiari della paziente hanno aggredito gli operatori sanitari, Pasqualone ha sottolineato “che sono in corso approfondimenti del policlinico e della magistratura. Siamo vicini al dolore della famiglia per la morte di una ragazza che ha avuto tre mesi tristi”. La ragazza era ricoverata nel policlinico di Foggia dal 19 giugno a seguito di un incidente avvenuto a Cerignola mentre era su un monopattino.
Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – le aggressioni sono, infatti, state ben 16mila, di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne. Secondo il sindacato degli infermieri, Nursing Up, “calci e i pugni sembrano essere addirittura finiti in fondo alla vergognosa classifica delle tipologie di violenza. Ai primi posti ci sono addirittura i tentativi di strangolamento, le tirate di capelli, i calci altezza volto stile arti marziali, mentre abbondano, all’insegna del terrore puro, le minacce di morte verbali e addirittura la comparsa di una pistola, per fortuna giocattolo, come avvenuto il 23 agosto scorso al Serd di Anzio, senza dimenticare la mazza da baseball che ha seminato il terrore il 16 agosto al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare“.
Così si moltiplicano gli appelli lanciati dai protagonisti della sanità, dagli Ordini dei medici ai sindacati di categoria fino alla Federazione delle asl e ospedali, la Fiaso. Una levata di scudi che ha portato anche diverse proposte, vecchie e nuove, per arginare le violenze che hanno come bersaglio chi salva le vite. L’ultima in ordine cronologico è una proposta di legge del senatore FdI Ignazio Zullo e prevede una sorta di ‘daspo’, una esclusione a tempo determinato dalle cure gratuite nel Ssn per chi si rende autore di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario. L’obiettivo, si legge nella Ddl, è “lanciare un messaggio forte e chiaro sulla gravità di talune manifestazioni violente in ambito sanitario” e dall’altro a “costituire un fattore di deterrenza”.
Il sindacato degli infermieri Nursing Up chiede invece “l’immediata presenza dell’esercito negli ospedali e la convocazione urgente del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del Viminale”. Il sindacato ha anche ricordato che “nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato ben 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni”. I sindacati dei medici si sono detti “pronti ad abbandonare gli ospedali” se non ci saranno “misure urgenti” contro le aggressioni e chi le commette. L’Anaao e Cimo chiedono “un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell’emergenza” e nell’immediato “un incontro con il ministro della salute affinché vengano condivise misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati”.