Aggressioni in corsia: l’81% le ha subite, ma il 69% non denuncia. “Dati sempre più allarmanti”.

Un sondaggio alla vigilia della Giornata contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari istituita dal Ministero della Salute.

Roma – Le aggressioni nell’ambito sanitario sono episodi sempre più frequenti, tanto da aver portato anche la giurisdizione e gli organi competenti a livello nazionale e regionale ad attivarsi nel merito. Il giorno 12 marzo è istituita la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari” in cui le amministrazioni pubbliche e private sono invitate ad organizzare una serie di iniziative di comunicazione per evidenziare l’importanza di diffondere una sana cultura di educazione e rispetto, che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei sanitari. Il Ministero della Salute per parte sua ha organizzato in collaborazione con l’INAIL, come ogni anno, un momento di confronto che inizierà alle 9:30 presso l’Auditorium Cosimo Piccino in Lungotevere Ripa, 1 a Roma (e che sarà trasmesso in diretta streaming sui canali del Ministero della Salute). Interverranno all’evento il Ministro della Salute Orazio Schillaci e il Sottosegretario Marcello Gemmato.

Anelli (FNOMCeO): “Dati drammatici in tutte le regioni”

Molte sono le iniziative in ambito sia locale che nazionale. La FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha messo in campo una campagna social e due corsi di formazione a distanza, uno più generale e uno sulle tecniche di de-escalation e di gestione dell’aggressività e dello stress. “I dati sono drammatici – afferma il Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli – e dimostrano una crescita del fenomeno in tutte le Regioni. Poco più di un mese fa, in Puglia, sono stati resi noti i risultati di un’indagine esplorativa sul fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari afferenti al Sistema Sanitario Regionale pugliese. Allo studio hanno partecipato tutte le 10 Aziende Sanitarie e tutti gli Ospedali e i Distretti della Puglia. I risultati attestano che circa il 42% degli operatori hanno riferito di aver subito una forma di violenza sul luogo di lavoro”.

Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno sono state quelle dei medici (34,7% sul totale della categoria), degli infermieri (32,9%) e dei farmacisti ospedalieri (31,9%). L’87% ha subito aggressioni verbali, il 12% violenza fisica, il 3% molestie. La maggior parte delle aggressioni sono state perpetrate dai pazienti (47,6%) e dai loro parenti (42,3%). Oltre il 90% degli episodi di violenza hanno avuto luogo all’interno delle strutture ospedaliere. Il rischio di aggressione è risultato superiore in occasione del turno notturno (35,1%). Di particolare interesse i dati sulle cosiddette Unità Operative “difficili”, Case circondariali e REMS, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza: in queste ultime, la percentuale di operatori sanitari aggrediti sale all’81%.

Un’epidemia di violenza

I dati allarmano ancora di più se si considera il quadro nazionale. Secondo i dati diffusi dal Sindacato Anaao-Assomed: l’81% dei medici che ha risposto al suo sondaggio riferisce di essere stato vittima di aggressioni fisiche (il 23%) o verbali (77%), ma ben il 69% dei sanitari non denuncia l’aggressore. Mentre il sindacato Cimo-Fesmed stima in 2500 le aggressioni, denunciate, che si verificano ogni anno in sanità.
“La mancata denuncia è indicativa purtroppo di una diffusa sfiducia – si legge nella nota diffusa da Anaao-Assomed -, per esempio che l’azione legale possa alla fine condurre a concreti risultati. Ma soprattutto, gli aggrediti si arrendono per il carico emotivo e di tempo di una denuncia, che li esporrebbe a spese legali, udienze in tribunale magari ulteriori minacce da parte dell’aggressore. Sicuramente in questa denuncia non è sostenuto dall’azienda, che evidentemente non propone, per esempio, di costituirsi parte civile”.

Quasi tutte le aggressioni denunciate, hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, che sono state attivate nel 26% dei casi. Quindi, solo nei casi più gravi, che poi evolvono in un esposto all’autorità giudiziaria. Il 73% dei sanitari, gestisce da solo o con l’aiuto di colleghi, le violenze verbali o fisiche.

“Bisogna intervenire – conclude Anelli – e bisogna farlo subito. Occorre dare piena applicazione alla Legge 113/2020 sulla sicurezza degli operatori: le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. Occorre agire sulla sicurezza delle sedi e degli operatori. Occorre anche una rivoluzione culturale, per cui il medico torni ad essere visto come attore della relazione di cura, e non come bersaglio da colpire. Occorrono politiche di risk management, di formazione degli operatori, di comunicazione verso i pazienti. Da qui nascono le nuove iniziative di Fnomceo, che mirano, da una parte, a formare e informare i medici e, dall’altra, a sensibilizzare la popolazione su questo fenomeno che è una delle cause di abbandono del Servizio sanitario nazionale da parte dei nostri professionisti. Ringraziamo il Ministro della Salute Orazio Schillaci, che abbiamo sentito accanto a noi per ridurre e prevenire il fenomeno, insieme al Governo tutto”.

ilgiornalepopolare aggressione

Giuliano (UGL Salute): “Servono body-cam e corsi di autodifesa”

Sull’argomento è intervenuto anche Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute. “Aver istituito la Giornata nazionale è certamente un gesto di rispetto e sensibilizzazione nei loro confronti. Essere però arrivati a segnare sul calendario questa data rende perfettamente l’idea dei rischi che i professionisti della salute corrono nello svolgimento delle loro funzioni”. Giuliano ricorda gli ultimi casi verificatisi a Napoli nel pronto soccorso del CTO e di Villa Betania.

“In nessun angolo d’Italia – prosegue il sindacalista – gli operatori possono oggi lavorare in assoluta sicurezza. Abbiamo contato morti, feriti in modo grave. E spesso ai segni sul corpo gli aggrediti devono aggiungere ferite psicologiche difficilmente rimarginabili che sono una delle cause principali dell’abbandono del SSN. Ben venga allora la Giornata dedicata alla sicurezza, ma le parole non possono più bastare. La UGL prenderà parte all’evento che il Ministero della Salute ha organizzato per domani a Roma. Ascolteremo con attenzione ogni singolo intervento – dice ancora il Segretario – ma ribadiamo, come già fatto in passato incontrando il Ministro Schillaci, che sia arrivato il momento dei fatti. La presenza in ogni presidio di posti di pubblica sicurezza è una necessità imprescindibile. Proponiamo anche l’attivazione di pulsanti di allarme, collegati con le forze di polizia, da azionare a fronte di aggressioni. Il potenziamento di servizi di videosorveglianza in funzione 24 ore su 24 è un’altra richiesta e pensiamo sia arrivato il momento di prevedere, per gli operatori impegnati nei servizi più a rischio, una body-cam personale che scoraggi qualsiasi tipo di aggressione. Rilanciamo anche l’idea di istruire i professionisti con corsi di autodifesa personale. Gli operatori, ricordiamolo, sono un patrimonio unico del nostro SSN. Loro ci curano, noi tutti siamo obbligati a curaci di loro” conclude Giuliano.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa