UN ALTRO ANNO FINISCE. TRA BUONI PROPOSITI, RIMPIANTI E SPERANZE: TUTTI "PUZZLE" PER LA VITA E NON SOLO.
Ognuno di noi, si sa, è il “risultato” delle proprie esperienze, dell’ambiente sociale in cui è nato, del territorio nel quale ha vissuto. Ma, soprattutto, è il “buco nero” di quel “agglomerato umano” familiare, col quale e nel quale, nella prima parte della vita, ci si è confrontati, modellati. In primis, ovviamente sono i nostri “Pro creatori naturali“, mamma e papà (a prescindere della loro più o meno presenza), dai quali si sono ricevuti i principi educativi (positivi, ci si augura).
Questi, dunque, fin dai primordi, si sono adottati a modelli, a esempi di vita. Ecco che, in un “quadro” di noi stessi da comporre nell’arco dell’esistenza, ogni singolo umano con il quale ci saremo relazionati, chi più chi meno, lascerà qualcosa di sé, delle loro “tracce” intellettive, comportamentali, morali, psichiche, positive o negative.
Sono dunque le esperienze, parti di un ”puzzle” che andrà a comporre la nostra personalità: complessa, inquieta, portatrice di ferite dell’anima o, viceversa, lineare, solare, positiva. Il resto lo completerà il DNA che abbiamo ereditato. Succede però che quando si perdono parti di questo puzzle metaforico, che siano più o meno pregnanti, per decesso, conclusione di legame sentimentale o amicale, il “vuoto” fisico ed emotivo sopraggiunga inesorabile, e, ahimè, rimanga ancorato nella nostra psiche per poco, medio tempo, o addirittura per sempre.
Le ”perdite” affettive e la solitudine che ne consegue, naturalmente, si superano, anche se in maniera differente, in relazione anche dell’età di chi le subisce; negli anni, esse si affrontano in maniera più dolorosa quando si è avanti nella vita, perciò generalmente più fragili. Sarà più difficile, allora, abituarsi alla mancanza dei genitori, degli amici, dei compagni di vita; quasi impossibile poi sostituire le parti del ”puzzle”, e i ricordi si faranno sempre più pressanti e melanconici, estraniandoci dalla realtà.
Ci si potrà fare una ragione (anche se sarà difficile accettarla, per l’atavico senso del rifiuto del dolore), nel tempo, di tanta vita più o meno vissuta, degli errori personali o fatti per induzione, di quello che abbiamo sognato e in parte o per nulla realizzato. Di tutto questo, della propria Vita vissuta, saranno proprio i ricordi ad aiutarci a vivere al meglio la parte che ne rimane. Siamone positivamente coscienti: anche con la malinconia come fedele compagna, rimane ancora la Vita, e con essa la possibilità di viverne appieno la bellezza, nella consapevolezza di aver fatto del nostro meglio e di più, per lasciare di noi, un giorno, non solo un’effimera traccia. Per avere scolpito un “solco” d’amore nella memoria di chi ci sopravvivrà.
Buon inizio 2020.