Una vita dedicata alla politica, allo sport e alle istituzioni, sempre con quello stile sobrio che l’ha resa una figura chiave nella dinastia torinese.
Torino – Un secolo di vita attraversato con l’eleganza e la discrezione che solo le grandi dame sanno incarnare. Maria Sole Agnelli si è spenta oggi, il giorno di Santo Stefano, all’età di cento anni. Nata il 9 agosto 1925 a Villar Perosa, era l’ultima testimone di un’epoca irripetibile della famiglia più influente del capitalismo italiano, sorella minore dell’Avvocato Gianni e di Susanna, la politica e scrittrice che vinse il Bancarella.
La sua esistenza ha attraversato quasi interamente il Novecento e si è proiettata nel nuovo millennio portando con sé una visione aristocratica ma operosa del proprio ruolo nella società. Non ha mai cercato i riflettori, eppure la sua presenza è stata determinante nei momenti cruciali della storia familiare e aziendale.
Figlia di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte dei principi di San Faustino, Maria Sole conobbe la tragedia familiare già da giovane quando il padre morì nell’incidente aereo del 1935 nell’idroscalo di Genova. Aveva appena dieci anni. Dieci anni dopo, nel 1945, perse anche la madre in un incidente stradale.
Dal primo matrimonio con il conte Ranieri Campello della Spina, rimasto vedovo nel 1959, ebbe quattro figli: Virginia, Argenta, Cintia e Bernardino. Un anno dopo la morte del marito, nel 1960, convolò a seconde nozze con il conte Pio Teodorani Fabbri, figura curiosa nel panorama nobiliare italiano per i suoi legami parentali con la famiglia Mussolini. Da questa unione nacque Eduardo, il più giovane dei suoi cinque eredi.
Il secondo marito l’ha preceduta nella tomba solo tre anni fa, nel 2022, lasciandola sola a custodire la memoria di un’intera dinastia. Negli ultimi anni risiedeva nella tenuta di Castel Lombardo, sul litorale laziale, una proprietà progettata da Tommaso Buzzi negli anni Sessanta dove conservava gelosamente i ricordi familiari, compresa una scultura di Francesco Messina che raffigura il fratello Giorgio, l’Agnelli dimenticato che morì suicida in una clinica svizzera nel 1965.
Ciò che molti ignorano è che Maria Sole Agnelli non fu solo un’aristocratica dedita agli ozi della campagna. Dal 1960 al 1970 guidò come sindaco il comune umbro di Campello sul Clitunno, dove aveva vissuto col primo marito. La sua elezione fu tanto inusuale quanto significativa: ottenne ben 850 voti su 1200 aventi diritto senza tenere un solo comizio, senza condurre alcuna campagna elettorale nel senso tradizionale del termine.
Fu un plebiscito che raccontava il carisma personale e il rispetto che la comunità locale nutriva nei suoi confronti. Per dieci anni amministrò quel piccolo borgo con spirito di servizio, lontana dalle logiche partitiche, incarnando un modello di impegno civico che oggi appare anacronistico ma che allora rappresentava un modo concreto con cui certi membri dell’aristocrazia interpretavano il proprio dovere verso la collettività.
L’altra grande passione della sua vita furono i cavalli. Non un vezzo da nobildonna, ma un interesse profondo che la portò a gestire una scuderia di rilievo internazionale. Il suo purosangue Woodland conquistò la medaglia d’argento nella gara di equitazione individuale alle Olimpiadi di Monaco del 1972, un risultato che la riempì d’orgoglio e che ricordava volentieri quando le veniva chiesto dei suoi successi.
Allevava cavalli con competenza e dedizione, seguendo personalmente ogni aspetto della gestione. Ancora pochi mesi fa, in occasione del suo centesimo compleanno, aveva scherzato sull’ultimo puledro nato nella sua scuderia, al quale aveva dato il nome di Sarkozy perché figlio di uno stallone francese di cui non si conosceva con certezza l’identità.
Ma il suo contributo più significativo alla vita pubblica italiana arrivò probabilmente quando assunse la presidenza della Fondazione Giovanni Agnelli, ruolo che mantenne per quattordici anni fino al 2018. Subentrò in un momento delicato, dopo la scomparsa dell’Avvocato nel 2003 e la prematura morte del fratello Umberto nel 2004, quando la famiglia attraversava una fase di riorganizzazione e il gruppo industriale viveva l’ennesima crisi.
Sotto la sua guida, la Fondazione cambiò pelle. Abbandonò la vocazione universalistica per concentrarsi su scuola ed educazione, diventando un punto di riferimento nazionale per le politiche scolastiche. Fu durante la sua presidenza che nacque Eduscopio, la piattaforma che permette alle famiglie di confrontare le scuole superiori italiane e che dal 2014 ha registrato quasi un milione di utenti.
Lavorò in tandem col nipote John Elkann, allora vicepresidente, contribuendo alla sua formazione e preparazione al ruolo di vertice che poi avrebbe assunto nell’impero industriale di famiglia. Il suo stile era sobrio, discreto, attento ai contenuti più che alle apparenze. Chi la conobbe in quel periodo racconta di una signora esigente ma giusta, capace di intuizioni lungimiranti e di una particolare attenzione al futuro delle giovani generazioni.