Accordo nomine vertici Ue, Meloni: “Per i ruoli apicali prevale logica di caminetto”

La premier tiene le comunicazioni alla Camera e al Senato in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani. 

Roma – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni oggi è impegnata in Parlamento, dove tiene le comunicazioni prima del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. In mattinata ha parlato alla Camera, mentre alle 15 si sposta al Senato. A Montecitorio, dopo il suo intervento segue il dibattito e poi la replica della presidente del Consiglio. Al termine l’Aula dovrà votare le risoluzioni presentate dai gruppi parlamentari. Il tutto mentre sembra sempre più definito il pacchetto di nomine ai vertici Ue, con la riconferma di Ursula von der Leyen alla Commissione, Costa al Consiglio e Kallas alla direzione della politica estera.

Sul tema delle nomine, Meloni in Aula ha detto: “Non mi stupisce che sia emerso prima durante e dopo la campagna elettorale” un certo approccio ma “nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare può in cuor suo ritenere accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che si andasse alle urne”. E ha aggiunto: “Alcuni hanno sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche. Le istituzioni Ue sono state pensate in una logica neutrale. Gli incarichi apicali sono stati affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, indipendentemente da logiche di maggioranza e opposizione. Oggi si scegli di aprire uno scenario nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, dove una parte decide per tutti. Una ‘conventio ad excludendum’ che a nome del governo italiano ho contestato e non intento condividere”.

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen

“L’errore che si sta per compiere con l’imposizione di questa logica e di una maggioranza fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura è un errore importante non per la sottoscritta per il centrodestra o per l’Italia ma per un’Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o la comprende ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera, sottolineando che “se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa e alla sua credibilità dobbiamo mostrare di avere compreso gli errori del passato e avere massima considerazione delle indicazioni dei cittadini” che chiedono “un’Europa più concreta e meno ideologica”. 

“Se c’è un dato indiscutibile che arriva dalle urne è la bocciatura delle politiche portate avanti dalla forze politiche al governo in molti della grandi nazioni europee, che sono anche in molti casi le forze che hanno impresso le politiche europee degli ultimi anni”, ha detto la premier che ha citato le percentuali ottenuti nei singoli Paesi Ue dai partiti di governo: “16% in Francia, 32% in Germania, in Spagna il 34%”. “Solo in Italia – ha aggiunto – il 53% degli eletti è espressione delle forze di governo”.

Il Parlamento europeo

“Il nuovo Parlamentoche si insedierà a metà luglio è “frutto delle indicazioni espresse nelle urne, che hanno rappresentato una tappa molto importante nella storia d’Europa da cui trarre importanti indicazioni” date anche da “tutte le forze politiche: in questi mesi tutti hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche Ue, nessuno ha detto che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l’Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora”, ha detto Meloni. “La disaffezione” dei cittadini verso l’Ue si è “materializzata anche in un’astensione” che “non può lasciare indifferente” la classe dirigente che in Ue sembra “tentata dal nascondere la polvere sotto il tappeto continuando con logiche deludenti”.

E aggiunge che “la percezione che hanno avuto gli italiani e gli europei è di una Unione troppo invasiva che pretende di imporre come guidare quanta terra coltivare come” va ristrutturata “la casa” e “mentre cerca di normare tutto finendo anche con il rischio di omologare culture, specificità geografiche e sociali, rimane più debole sugli scenari globali, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli choc esterni”. “Penso che” la nuova presidenza “dovrebbe pensare a una delega specifica alla sburocratizzazione per dare un segnale” di cambiamento, dice Meloni. Bisogna “applicare anche in Europa il principio che applichiamo in Italia: non disturbare chi vuole fare, significa essere più attrattivi degli altri, disboscare la selva burocratica e amministrativa che finisce per essere un percorso a ostacoli che penalizza le imprese”.

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