L’Idea balzana del primo dei Saggi nominato da Conte. Pensate se fosse stato l’ultimo. Speriamo che Conte ed i suoi ministri abbiano più sale in zucca dell’ex manager di Vodafone che licenziava i sessantenni…
Chi è Vittorio Colao, il manager a capo della task force voluta dal presidente del Consiglio per la pianificazione della Fase 2? Sebbene a molti il nome possa sembrare sconosciuto, in realtà il dottor Colao non è una figura nuova negli ambienti politici. Il deus ex machina di decine di grandi aziende, infatti, è stato uno dei più strenui fautori e difensori del Jobs Act e delle privatizzazioni. Negli ultimi anni ha ricoperto ruoli chiave ai vertici della Vodafone, lavorando sia in Europa che in Nord Africa. Gli ultimi successi dell’azienda inglese sono inestricabilmente legati ad una campagna di esuberi che puntava a “snellire” la società con sede a Londra.
Non vogliamo essere maliziosi ma molti di quei licenziamenti erano stati notificati a impiegati e tecnici che avevano ormai superato il sessantesimo anno di età. Gli stessi lavoratori che Colao, oggi nelle vesti di saggio, vorrebbe chiudere in casa, forse sino alla morte naturale, nonostante l’imminente riapertura. Che dietro la maschera della previdenza si celi un discorso legato alla produttività delle persone? Insomma l’idea del tutto balzana, dietrologica, strumentale e priva di riscontri obiettivi del manager bresciano sarebbe quella di lasciare a casa tutti gli over 60 che possano svolgere il proprio lavoro in remoto. E in caso non possa svolgerlo a casa comunque. Insomma, la proposta avrebbe fatto impallidire lo stesso premier Conte e tutto il l’esecutivo. “…È una valutazione politica molto sensibile – ha dichiarato il premier – e vi dico subito che il governo ragionevolmente non l’accoglierà…”.
Va da sé che in caso di accoglimento dell’istanza dell’ex di Vodafone tutti gli over 60, che nel settore pubblico e privato rappresentano una parte trainante della nazione, sarebbero stati pronti all’insurrezione popolare.
Il piano presentato da Colao prevede una ripartenza scaglionata. In primis saranno le attività con codice Ateco B, C, F, L, M, G, N a riaprire. Si tratta dei settori concernenti manifattura, costruzioni e servizi, gradualmente seguiranno gli altri. Ma sentiamolo l’intelligentone di turno:
“…Per questi settori – spiega Colao – il primo step prevede il ritorno al lavoro di 2,7 milioni di persone…”.
Questi numeri escluderebbero già a priori gli over 60 ma il piano di Mr. Colao, alla maniera anglosassone, seguirà tre condizioni:
“…Situazione epidemiologia stabile o in miglioramento; sicurezza ed efficienza del sistema sanitario – aggiunge il Saggio – perché serve un margine di sicurezza per arginare un’eventuale ripresa dell’epidemia oltre a forniture sufficienti dei dispositivi di protezione, come le mascherine…”.
A quanto pare solo chi riuscirà ad adempiere a tutte le precarie condizioni del piano “Colao”, potrà aprire addirittura il prossimo 27 aprile. Gli altri chissà… Tra i vincoli per le società che si debbono interfacciare con dipendenti, c’è quello del rispetto del protocollo di sicurezza siglato con i sindacati il 14 marzo scorso. Forti dubbi e perplessità rimangono sulla pubblica amministrazione, anche perché, come hanno fatto notare in molti, una cospicua parte dei dipendenti ha compiuto già il sessantesimo anno d’età. Coincidenze? Forse. Ma d’altronde Colao l’aveva detto che uno dei problemi dell’Italia era proprio la pubblica amministrazione.
Quella composta dai 60 in su:”…Abbiamo ancora alcune cose che storicamente non sono molto efficienti – aveva affermato sarcasticamente Colao nel 2015 – come la pubblica amministrazione e la lentezza sulle privatizzazioni…”. Eppure se Colao desidera tanto che gli over 60 rimangano a casa non c’è di meglio che mandarli in pensione anticipata. Sia nella funzione pubblica che nel lavoro autonomo.Tra un anno Vittorio Colao compirà 60 anni. Se il Covid-19 sarà ancora in giro saranno dolori…