Il secondo appuntamento riguarda la fotografia e il fascicolo fotografico ma, soprattutto, la realizzazione delle immagini digitali che, rispetto a quelle che si sviluppavano su carta in camera oscura, sono più suscettibili di errori e decadimento dell’immagine. Occhio dunque alla qualità dell’ottica, ai microprocessori che lavorano i pixel a disposizione e a tante altre peculiarità in grado di indurci in errore.
Cari Lettori, per renderci conto di quanto sia importante interpretare e capire come un fascicolo fotografico venga assemblato dagli organi inquirenti, proveremo a ragionarci sopra, assieme.
Avevamo già accennato che è preliminarmente necessario esaminare la sequenza delle foto, poiché da essa si può dedurre l’atteggiamento della polizia scientifica e/o dei nuclei investigativi rispetto la scena del crimine che a sua volta condiziona il medico legale quando sarà chiamato ad eseguire l’autopsia.
Se ad esempio le fotografie si concentrano prima su di un soggetto presente sul luogo, piuttosto che sulla vittima, possiamo ipotizzare che vi sia già un pre-giudizio. Se sulla relazione accompagnatoria troviamo il termine omicidio piuttosto che decesso vuol dire che il pre-giudizio si è consolidato.
Questi due aspetti già da soli avranno condizionato la struttura del fascicolo fotografico, il grado di risoluzione delle immagini riprodotte nel fascicolo, gli ingrandimenti di determinati particolari, eseguiti o non eseguiti, e dunque condizioneranno il medico legale.
Il professionista, più o meno inconsapevolmente, cercherà spiegazioni correlabili con una “interpretazione” della scena del crimine che già si sta delineandosi, condizionando a loro volta i Giudici cui spetta la decisione (ricordiamo la faccenda della tegola).
Ma come si presenta il fascicolo fotografico? Prima dell’informatizzazione era costituito da vere e proprie fotografie, queste ottenute sviluppando il rullino fotografico e stampando in camera oscura le immagini su carta fotosensibile, in bianco e nero o a colori (da un negativo 24×36 si può facilmente ottenere oltre 100 mega pixel equivalenti).
Su di esse si usava di solito la lente di ingrandimento o, su richiesta, venivano eseguiti degli ingrandimenti su alcuni particolari su carta fotosensibile avente grande formato. Con l’avvento della fotografia digitale la pellicola fotografica è stata sostituita da un chip il quale è dotato, a seconda della qualità, di un determinato numero di pixel.
Si parla cioè di 8 megapixel, 12 megapixel, 16megapixel, 24 megapixel, eccetera, poi c’è la parte ottica e altro ancora. Ne segue che la macchina fotografica digitale restituisce per ogni scatto digitale una certa quantità di megabyte. Per spiegarsi facilmente facciamo un paragone con la camera del nostro telefonino.
Ci sono telefonini che fanno belle foto e cert’altri che le fanno pessime, ovvero paiono sfocate, ciò dipende dalla qualità dell’ottica e dal microprocessore in grado di lavorare bene i megapixel a disposizione. Nel caso della tegola, le ipotetiche foto scattate dal nucleo investigativo, dopo essersi salvate sulla memoria e trasferite sul personal computer, occuperanno, ognuna, circa 6 megabytes in formato JPG.
Nell’assemblare il fascicolo fotografico gli esperti delle forze dell’ordine passeranno attraverso almeno due fasi. La prima avverrà in formato Windows Word o equivalente; in questa fase l’immagine fotografica verrà caricata sul word per Windows (con la funzione inserisci-immagini) e la foto perderà un certo numero di informazioni.
La seconda fase sarà quella di sigillare le operazioni di assemblaggio di fotografie con una trasformazione dell’elaborato in formato PDF e oplà, ecco il fascicolo fotografico, il quale verrà stampato su carta ed entrerà nei fascicoli d’udienza.
Qui c’è da chiedersi se gli ipotetici inquirenti abbiano previsto un livello di decadimento accettabile, ma il programma Windows propone di default due funzioni di compressione (standard e per l’on-line (per facilitare ulteriormente la trasmissione telematica)). Tutti questi passaggi portano ad un degrado massivo delle informazioni.
Va anche rimarcato che il procedimento inverso non è possibile, da una immagine degradata non è possibile riportarsi all’originale e l’eventuale amplificazione (zoom) produce errori (un piccolo insieme di pixel viene riprodotto praticamente tal quale, amplificando il difetto). Infatti in un sistema video i colori primari sono il verde, il rosso e il blu (RGB): ingrandendo un pixel verde si ottiene un quadretto verde, un unico pixel rosso diventa un quadretto rosso e così via.
Se poi il fascicolo pdf è stato stampato su carta la stampante a sua volta effettua una propria selezione dell’RGB (in base alla qualità dell’inchiostro o della polvere) e avremo un documento ulteriormente alterato.
Facciamo noi un esperimento per rendercene definitivamente conto. Troviamo uno spiazzo erboso e mettiamoci uno o più marker (es. un’oliva, che non è eccessivamente ingombrante ed è verdastra). Quell’oliva può rappresentare una macchia di sangue, il bossolo di un proiettile, un orecchino, un fermaglio, un bottone, un frammento dell’ipotetica tegola, ecc. Eseguite tutti i passaggi che vi ho indicato, magari aggiungetevi un “giro” su WhatsApp e il risultato sarà pressappoco questo qui sotto:
Ingrandimento a video di un dettaglio di una foto JPG e attivazione copia schermo. L’oliva che è sull’erba è ben distinguibile, anche in termini qualitativi.
Ingrandimento a video da pdf, dopo la realizzazione del fascicolo, attivazione copia schermo. Qui l’oliva non ci trova. Dobbiamo sapere a priori che c’è un oliva e la “intravvediamo” solo perché c’è il marker bianco che ci aiuta a localizzarla.
Provate a esercitarvi con altre fotografie che avete sul telefonino, cercate i dettagli che vi erano sfuggiti, il volo di una rondine, un’ombra, l’orientamento rispetto a un edificio, ciò per capire a che ora l’avete fatta e in quale periodo dell’anno. E. mi raccomando, senza barare!
….continua….