Il Coordinamento Docenti Diritti Umani rilancia: “Educare è includere”. La scuola come presidio di diritti, dignità e democrazia.
Milano – Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani accoglie con profonda attenzione e senso di responsabilità la testimonianza apparsa sulla stampa nazionale che racconta l’esperienza scolastica di Alex, studente diciassettenne con autismo grave, e della sua famiglia. Non si tratta soltanto di una storia toccante, ma di una narrazione che interroga in profondità il significato della scuola pubblica e il suo ruolo nella costruzione di una società fondata sui diritti, sull’inclusione e sulla dignità della persona.
L’esperienza raccontata restituisce l’immagine di una scuola che riesce ad assolvere pienamente alla propria funzione costituzionale, non perché priva di difficoltà, ma perché animata da una visione educativa solida, da competenze professionali autentiche e da una forte responsabilità etica. È una scuola che non si limita a gestire la diversità, ma la riconosce come valore educativo, trasformando la fragilità in occasione di crescita per l’intera comunità scolastica.
Ciò che emerge con chiarezza è che l’inclusione reale non nasce da procedure formali o da adempimenti amministrativi, ma da un’idea di scuola come spazio umano prima ancora che istituzionale. Una scuola che sa leggere i bisogni, valorizzare le potenzialità, costruire relazioni significative e offrire agli studenti non soltanto conoscenze, ma strumenti di vita, autonomia e fiducia in sé stessi.
In questo senso, l’esperienza di Alex rappresenta una concreta attuazione dei principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Il CNDDU ritiene tuttavia che storie come questa non debbano restare episodi isolati, affidati alla sensibilità dei singoli o alla casualità dei contesti. Esse devono diventare patrimonio condiviso del sistema scolastico, punto di riferimento per una riflessione nazionale sul senso profondo dell’educazione inclusiva.
Per questo motivo rivolgiamo un appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché si avvii un’azione strutturata e duratura volta a valorizzare le buone pratiche già presenti nelle scuole italiane. Riteniamo necessario promuovere una campagna nazionale permanente che non abbia carattere celebrativo, ma formativo e culturale, capace di rendere visibili le esperienze che funzionano, di favorirne la diffusione e di trasformarle in riferimento per le politiche educative future. Una campagna che restituisca dignità al lavoro quotidiano di docenti ed educatori e che contribuisca a ricostruire un rapporto di fiducia tra scuola, famiglie e istituzioni.

Il CNDDU propone che tale iniziativa assuma il titolo “Educare è includere“. La scuola che costruisce futuro, espressione che racchiude il senso più autentico dell’educazione come processo di crescita individuale e collettiva. Una campagna pensata per raccogliere e diffondere esperienze significative, promuovere il confronto pubblico, valorizzare le competenze professionali e offrire modelli replicabili alle scuole di tutto il territorio nazionale.
Una simile iniziativa avrebbe anche un rilevante valore culturale e politico, poiché contribuirebbe a spostare il dibattito sulla scuola da una logica emergenziale a una prospettiva progettuale. Raccontare ciò che funziona non significa negare le criticità, ma indicare una direzione possibile, fondata sull’evidenza dei fatti e sull’impatto reale delle buone pratiche. Significa affermare che l’inclusione non è un costo, ma un investimento strategico per il futuro del Paese.
La storia di Alex ci ricorda che una scuola capace di includere è una scuola che educa davvero, perché insegna il valore della relazione, del rispetto e della responsabilità condivisa. È una scuola che non lascia indietro nessuno e che, proprio per questo, rafforza la coesione sociale e la qualità della democrazia.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani auspica che questa testimonianza possa diventare occasione di riflessione istituzionale e di rinnovato impegno politico, affinché esperienze come quella raccontata non restino eccezioni virtuose, ma diventino il volto ordinario della scuola pubblica italiana.