Nel territorio abruzzese aumentano gli incontri ravvicinati con i lupi, tra timori locali e richiami alla prudenza.
Chieti – Il confine tra campagna e abitazioni si fa sempre più sottile nel Basso Abruzzo, dove la presenza dei lupi sta diventando una questione quotidiana. A Rocca San Giovanni, nelle colline di contrada Puncichetti, un branco è stato ripreso mentre si avvicinava a una villa circondata da vigneti e uliveti, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza e sulla convivenza con i grandi predatori.
L’episodio risale a una domenica pomeriggio di inizio mese, quando le telecamere di sorveglianza hanno registrato nove lupi muoversi lungo un sentiero adiacente a una proprietà privata. Uno degli animali si è spinto fino alla recinzione, evitando lo scontro diretto con i cani da guardia presenti nel giardino. Il proprietario, residente nella zona da due anni, racconta di non aver mai visto prima un branco di tali dimensioni così vicino alle abitazioni.
Le immagini, diffuse sui social, hanno rapidamente attirato l’attenzione delle istituzioni locali. Il sindaco Fabio Caravaggio ha segnalato alle autorità competenti una situazione definita in peggioramento, sottolineando come cittadini, agricoltori e visitatori riferiscano avvistamenti sempre più frequenti nei pressi delle case, con possibili ripercussioni sulla sicurezza pubblica e sulle attività rurali.
Nel borgo storico e nelle aree circostanti cresce la percezione di insicurezza, soprattutto nelle ore serali. La polizia municipale conferma diversi episodi, tra cui l’aggressione a un cane da pastore, e spiega che il problema principale è rappresentato dai branchi, più confidenti rispetto agli esemplari isolati. La presenza di cinghiali e caprioli, abbondanti nella zona, è considerata uno dei fattori che favoriscono l’arrivo dei predatori.
Secondo l’Ispra, il fenomeno va inquadrato in un contesto nazionale ed europeo: l’Italia è il Paese con la più alta popolazione di lupi, stimata in oltre 3.300 esemplari, e gli avvistamenti sono in aumento anche in aree urbane e costiere. I rischi per l’uomo restano contenuti, ma non mancano episodi di predazione su animali domestici.
Il confronto si estende alle possibili soluzioni. Dopo il recente declassamento del lupo a specie protetta e le nuove norme che consentono abbattimenti selettivi, anche l’Abruzzo dispone di un margine di intervento limitato. Tuttavia, le opinioni sul territorio restano divise tra chi chiede misure più incisive e chi richiama alla responsabilità dell’uomo, che negli anni ha ridotto gli spazi naturali della fauna selvatica.
Dal Parco d’Abruzzo arriva un invito alla cautela: i danni maggiori, spiegano, sono spesso causati da altre specie come i cervi, mentre l’abbattimento dei lupi non ha dimostrato di ridurre né le predazioni né gli avvistamenti. Una certezza, invece, emerge dal territorio: la gestione della fauna selvatica richiede risposte scientifiche e condivise, perché la convivenza tra uomo e predatori è ormai una realtà con cui fare i conti.