Via libera del Senato alla Manovra 2025

Palazzo Madama dà l’ok con 110 sì. Le minoranze contestano l’esecutivo con striscioni contro le promesse non mantenute.

Roma – La legge di bilancio per l’anno 2026 ha superato l’esame di Palazzo Madama e si avvia verso l’ultima tappa parlamentare alla Camera dei deputati. Il testo ha raccolto l’appoggio di 110 senatori, mentre 66 si sono espressi contrariamente e due hanno scelto l’astensione. Insieme al provvedimento principale è stata votata favorevolmente anche la documentazione di variazione collegata.

Prima del voto definitivo, l’assemblea aveva già espresso il proprio sostegno alla questione di fiducia richiesta dal governo sul maxiemendamento unificato, con un risultato di 113 favorevoli contro 70 contrari e 2 astenuti.

Il titolare del dicastero economico Giancarlo Giorgetti, intercettato dai cronisti parlamentari, ha fornito dettagli sulla dimensione finanziaria complessiva dell’intervento: “Parliamo di circa 22 miliardi di euro”. Il ministro ha chiarito che rispetto alla dotazione originaria di 18,7 miliardi si è registrato un incremento dovuto alle modifiche introdotte nell’ultima fase: “L’ultima versione del testo ha comportato maggiori risorse destinate al piano Transizione 5.0, all’area economica speciale del Mezzogiorno e ai meccanismi di adeguamento dei prezzi nei contratti pubblici”.

Giorgetti ha espresso un giudizio positivo sull’opera legislativa approvata, definendola un provvedimento che mantiene il paese su un percorso favorevole sia dal punto di vista macroeconomico che per i cittadini, manifestando determinazione nel proseguire in questa direzione.

L’atmosfera nell’emiciclo si è surriscaldata nei minuti precedenti la votazione fiduciaria, quando i rappresentanti dei gruppi di minoranza hanno orchestrato una dimostrazione simbolica. Senatori appartenenti alle formazioni del centrosinistra e della sinistra hanno simultaneamente brandito pannelli rossi con messaggi in caratteri bianchi che accusavano la presidente del Consiglio di aver tradito gli impegni elettorali.

I messaggi facevano riferimento a varie questioni controverse: dalla mancata eliminazione delle imposte sui carburanti all’innalzamento dell’età per accedere alla pensione, dalla riduzione delle dotazioni per il sistema sanitario nazionale fino ai livelli della tassazione complessiva. Ogni slogan terminava con l’espressione accusatoria rivolta al capo dell’esecutivo.

Nel corso della protesta, un esponente democratico ha anche mostrato una caricatura realizzata durante i lavori d’aula che rappresentava un collega della Lega insieme a rappresentazioni di metalli preziosi, accompagnata da una scritta sarcastica sul patriottismo.

Il presidente dell’assemblea Ignazio La Russa ha osservato la scena con un certo distacco, ricordando ai presenti che anche lui in passato, quando sedeva tra le file dell’opposizione, aveva partecipato a iniziative simili. Mentre il personale d’aula sollecitava i senatori a riporre i cartelli, La Russa ha concluso con una battuta ironica sul livello di soddisfazione personale.

Il provvedimento economico si sposta ora alla Camera dei deputati dove dovrà completare l’iter legislativo. Montecitorio avrà il compito di esaminare e votare il testo nei tempi ristretti imposti dal calendario, considerando che l’approvazione definitiva deve avvenire entro il termine dell’anno per garantire l’entrata in vigore delle nuove disposizioni fiscali e di spesa dal primo gennaio. Il passaggio alla Camera rappresenta l’ultimo step formale prima che la manovra diventi operativa.