Per anni ha insegnato in diversi licei, poi la scoperta tramite controlli incrociati. L’uomo dovrà restituire gli stipendi indebitamente percepiti.
Monza e Brianza – Un trentanovenne ha insegnato in vari licei lombardi per quasi tre anni presentando credenziali accademiche completamente false. La Corte dei Conti lo ha condannato a rimborsare al dicastero dell’Istruzione l’intera somma percepita come stipendio dal 2021 in avanti, oltre sessantatremila euro.
L’uomo si era spacciato per ingegnere laureato presso l’ateneo partenopeo Federico II, con il massimo dei voti e la lode, dichiarando successivamente di essere iscritto a un corso di laurea magistrale in un’università telematica. Nessuna delle affermazioni corrispondeva al vero: non possedeva alcuna qualifica accademica.
La carriera da supplente inizia nell’autunno 2021, quando ottiene due incarichi a tempo determinato per insegnare materie scientifiche in due licei della provincia di Monza e Brianza. In entrambi i casi presenta autocertificazioni al posto dei diplomi di laurea effettivi.
Nel primo istituto il contratto viene prolungato fino alla fine dell’anno scolastico successivo, ma con un cambio di materia: passa a insegnare discipline informatiche. Nel frattempo, nel maggio 2022, inoltra domanda per entrare nelle graduatorie provinciali che regolano l’assegnazione delle supplenze per il biennio seguente.
Nei moduli dichiara di aver conseguito due lauree presso l’università napoletana: la triennale nel dicembre 2008 e la specialistica tre anni dopo, entrambe con la votazione massima e la lode. Grazie a queste credenziali ottiene un altro incarico che mantiene fino a gennaio 2023, quando presenta dimissioni volontarie.
Il castello di carte crolla quando la segreteria di una scuola decide di verificare direttamente presso l’ateneo campano l’autenticità dei titoli dichiarati. L’università smentisce categoricamente: l’uomo non risulta nei loro archivi. La conseguenza immediata è l’esclusione dalle graduatorie, formalizzata a metà marzo 2023.
Sorprendentemente, questo non ferma l’attività didattica del falso professore. Spostandosi in una diversa provincia lombarda, quella di Como, riesce a ottenere un nuovo contratto, insegnando a Cantù. Successivamente approda in un altro istituto monzese.
Questa volta modifica la strategia: invece di dichiarare lauree già conseguite, si presenta come studente in corso presso l’università telematica eCampus. Ma anche questa affermazione viene smentita dall’ateneo online dopo verifiche incrociate.
Nonostante le argomentazioni difensive, la Corte dei Conti ha respinto ogni attenuante e ha emesso una condanna netta: l’intero importo degli stipendi percepiti dal 2021 al 2024 dovrà essere restituito al Ministero.