Crosetto rilancia sulla leva volontaria: “Sarà una riserva con ruolo sociale”

Il ministro della Difesa conferma il progetto e apre al confronto parlamentare. “Occasione di riscatto per i giovani delle aree difficili”.

Roma – Il titolare del dicastero della Difesa ribadisce la sua proposta di reintrodurre il servizio militare su base volontaria e delinea un progetto più ampio che va oltre la semplice formazione delle reclute. In un’intervista al quotidiano Avvenire, Guido Crosetto ha spiegato la sua visione di una struttura che possa svolgere anche funzioni di integrazione sociale.

Non intendo fare marcia indietro sulla proposta, ma va chiarito che l’obiettivo non è trasformare l’Italia in una nazione militarista”, ha precisato il ministro, annunciando la disponibilità a un dibattito approfondito con tutte le forze politiche. “La decisione finale spetterà alle Camere”, ha aggiunto.

L’idea del responsabile della Difesa prevede la creazione di un corpo di riserva che possa accogliere diverse categorie di persone: specialisti informatici, tecnici qualificati e personale militare di supporto. Secondo Crosetto, questa struttura dovrebbe assumere anche una valenza di recupero sociale, offrendo opportunità ai ragazzi provenienti da contesti territoriali problematici.

“Penso a quei giovani che nei loro territori non hanno trovato possibilità di crescita o di emancipazione”, ha spiegato il ministro. “Questi ragazzi potranno scegliere un percorso alternativo alle organizzazioni criminali, seguendo invece le regole e i valori delle istituzioni militari. Potranno imparare il significato di concetti come dignità, servizio allo Stato e responsabilità, ricevendo al contempo uno stipendio mentre si formano. Rappresenterebbe una nuova opportunità di vita”.

Il ministro ha inoltre sottolineato che la leva volontaria è solo una parte di un ripensamento più ampio del sistema difensivo nazionale. “Voglio procedere con determinazione ma anche con equilibrio nel ridisegnare la Difesa del domani sotto tutti gli aspetti”, ha dichiarato Crosetto, criticando poi “certi ambienti che si definiscono pacifisti ma che ricorrono troppo frequentemente a linguaggi aggressivi e tutt’altro che ispirati alla pace”.