Taulant Toma, albanese 41enne con fine pena nel 2048, è alla sua terza fuga dal carcere.
Milano – Un detenuto albanese di 41 anni, Taulant Toma, è riuscito a evadere dal penitenziario milanese di Opera utilizzando metodi tradizionali ma efficaci. L’uomo ha sottratto un attrezzo da taglio da una delle officine interne all’istituto, ha pazientemente lavorato sulle inferriate della sua cella fino a creare un varco, quindi si è calato lungo la cinta muraria alta sei metri servendosi di lenzuola legate tra loro. La sua condanna prevedeva il rilascio solo nel 2048.
La sparizione è avvenuta nelle ore notturne tra le sei del mattino e le sette, quando l’oscurità favoriva ancora i movimenti. Il personale di polizia ha scoperto la fuga circa sessanta minuti dopo. Immediatamente sono partite le operazioni di ricerca coordinate tra tutte le forze dell’ordine su scala nazionale.
Toma, rinchiuso per una serie di reati che comprendono furti in abitazione, rapine, detenzione di armi e spaccio di stupefacenti, vanta un curriculum impressionante in materia di evasioni ad alto impatto mediatico. Il suo colpo più noto risale all’inizio del 2013, precisamente il 2 febbraio, quando riuscì a oltrepassare i dispositivi di sicurezza del penitenziario di massima sicurezza parmense insieme a un altro connazionale, Valentin Frrokaj. Anche in quel caso il metodo fu quello classico: lima metallica e lenzuola intrecciate.
Quell’episodio generò conseguenze su due fronti. Sul piano giudiziario, portò al processo di dieci figure tra responsabili e operatori della struttura penitenziaria di via Burla. Sul versante diplomatico, creò tensioni quando emerse che Toma era stato fermato in territorio belga l’11 settembre 2013, ma la notizia della sua detenzione a Latin, località vicina a Liegi, era stata trasmessa alle autorità italiane solo oltre un mese dopo, il 22 ottobre. Dal Belgio riuscì nuovamente a sottrarsi alla custodia, rimanendo irreperibile per circa due mesi.
Il 9 ottobre 2009 ci fu la prima evasione dal penitenziario ternano. Già allora Toma dimostrò di disporre di una rete di sostegno logistico sul territorio, fino alla cattura avvenuta il 22 dicembre in un edificio rurale a Casarile, nella provincia Pavese.