Tensione alle stelle durante la manifestazione: lancio di fumogeni e lacrimogeni, in piazza anche mezzi da cantiere.
Genova – Clima incandescente nel centro del capoluogo ligure, dove il corteo dei lavoratori dell’ex stabilimento Ilva di Cornigliano si è trasformato in un confronto acceso con le forze dell’ordine. L’episodio si è verificato all’esterno della sede della Prefettura, quando i manifestanti si sono trovati di fronte a transenne e cordoni di sicurezza che bloccavano il passaggio.
La reazione degli operai non si è fatta attendere: armati dei propri caschi protettivi, hanno iniziato a percuotere ripetutamente le barriere metalliche in segno di protesta. La situazione è rapidamente degenerata con il lancio di fumogeni colorati, petardi e uova in direzione degli agenti schierati a difesa dell’edificio istituzionale.
Le forze dell’ordine hanno risposto all’escalation con un massiccio impiego di gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti e ripristinare l’ordine pubblico. La scena ha assunto contorni ancora più insoliti per la presenza in piazza di una pala meccanica e altri veicoli da cantiere, portati dai lavoratori come simbolo della loro condizione occupazionale e delle rivendicazioni in corso.
La protesta testimonia l’esasperazione crescente tra i dipendenti dello storico sito industriale genovese, da anni al centro di complesse vicende legate al futuro produttivo e occupazionale. Secondo quanto denunciato dai sindacati, la strategia aziendale punterebbe a concentrare l’intera produzione nello stabilimento di Taranto, con l’obiettivo di ottenere liquidità immediata. Una scelta che lascerebbe senza materie prime gli impianti del Nord Italia, a partire da Genova e Novi Ligure, condannandoli alla chiusura. Non si tratterebbe più di gestire singoli casi di cassa integrazione, ma di affrontare il rischio concreto della fine della siderurgia nazionale.
I dati diffusi dalle organizzazioni dei lavoratori appaiono particolarmente gravi: dal 1° gennaio, seimila dipendenti in tutta Italia dovranno ricorrere alla cassa integrazione, mentre dal 1° marzo è previsto lo spegnimento di tutti gli impianti produttivi. Di fronte a questa prospettiva, i lavoratori genovesi hanno deciso di occupare lo stabilimento.