Sono di Vito Mezzalira i resti trovati nel giardino di casa

Confermata, grazie all’esame dell’arcata dentale, l’identità dell’ex postino scomparso cinque anni fa. Tre indagati per omicidio, occultamento di cadavere e truffa.

Gorizia – Una svolta attesa da cinque anni arriva nelle indagini sulla scomparsa di Vito Mezzalira, ex dipendente di Poste Italiane di 66 anni, sparito nell’estate del 2019 dalla sua abitazione a Sdraussina, frazione di Sagrado in provincia di Gorizia. I resti umani rinvenuti agli inizi di dicembre nel giardino della sua villetta appartengono proprio all’uomo, originario di Modena ma residente a Trieste prima del pensionamento.

La conferma è arrivata dagli esami effettuati sull’arcata dentale recuperata insieme ad altri frammenti ossei all’interno di un pozzo presente nella proprietà. L’identificazione tramite le impronte dentali e la conformazione della mandibola ha permesso agli inquirenti di chiudere il cerchio su un caso che si trascinava da oltre cinque anni, anche se l’ufficializzazione definitiva arriverà solo con l’autopsia.

Il fascicolo è nelle mani della Procura di Gorizia, che ha iscritto nel registro degli indagati tre persone legate alla vittima. Si tratta di Mariuccia Orlando, ex convivente di Mezzalira, del fratellastro di lei Moreno Redivo e del figlio della donna, Andrea Piscanec. Tutti e tre devono rispondere di accuse gravissime: concorso in omicidio volontario, concorso in occultamento di cadavere e truffa aggravata e continuata.

Quest’ultima imputazione riguarda specificamente il ritiro della pensione dell’ex postino anche dopo la sua scomparsa, un elemento che aveva insospettito gli investigatori fin dalle prime fasi dell’indagine. Il fatto che qualcuno continuasse a percepire le somme destinate a Mezzalira aveva infatti costituito uno dei primi indizi sulla possibile sorte dell’uomo e sul coinvolgimento di persone a lui vicine.

Nonostante l’identificazione tramite confronto odontologico, sarà l’esame autoptico a fornire la certezza definitiva sull’identità dei resti. L’incarico verrà conferito il 16 dicembre a due specialisti di alto profilo: Stefano D’Errico, direttore della Medicina legale dell’Università di Trieste, e Manuel Gianvalerio Belgrano, responsabile della Struttura complessa di Radiologia dell’Azienda sanitaria giuliano-isontina di Trieste.

L’autopsia si preannuncia tuttavia particolarmente complessa a causa del cattivo stato di conservazione dei resti ossei. Il lungo periodo trascorso dalla morte e le condizioni ambientali del pozzo in cui sono stati occultati hanno compromesso significativamente i tessuti, rendendo difficile l’analisi. Gli esperti dovranno comunque tentare di stabilire non solo l’identità definitiva, ma anche le cause e le modalità della morte, elementi cruciali per l’accusa di omicidio.

Il macabro ritrovamento è avvenuto grazie a indagini approfondite che hanno portato gli inquirenti a concentrare l’attenzione proprio sulla proprietà dove Mezzalira aveva vissuto dopo il pensionamento. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, un contributo importante alle ricerche sarebbe arrivato anche dall’analisi delle immagini satellitari di Google Earth, che avrebbero permesso di individuare anomalie nel terreno del giardino.

Le operazioni di scavo nel pozzo hanno poi portato alla luce i resti ossei e l’arcata dentale che hanno consentito la prima identificazione della vittima. La scelta di occultare il corpo nella stessa proprietà dove l’uomo viveva rappresenta un elemento significativo per gli investigatori nella ricostruzione della dinamica dei fatti.

La scomparsa di Vito Mezzalira nell’estate 2019 aveva da subito sollevato molti interrogativi. L’uomo, dopo una carriera nelle Poste Italiane, si era ritirato a vita privata nella tranquilla frazione di Sdraussina, convivendo con Mariuccia Orlando. La sua improvvisa sparizione, unita al fatto che nessuno ne denunciasse formalmente l’assenza per lungo tempo, aveva insospettito le autorità.

Le indagini si erano progressivamente concentrate sull’ambiente familiare e sulle persone più vicine alla vittima, fino all’iscrizione nel registro degli indagati dei tre familiari. L’ipotesi degli investigatori è che Mezzalira sia stato ucciso e il suo corpo occultato nel pozzo del giardino, mentre qualcuno continuava a riscuotere la sua pensione fingendo che fosse ancora in vita.