Le indagini si concentrano sull’ipotesi di un gesto estremo. L’ex compagno della donna aveva lanciato l’allarme dopo ore di ricerche.
Lecce – Una doppia tragedia ha scosso la provincia leccese. Una donna di 36 anni, Najoua Minniti, e suo figlio di 9 anni, Elia Perrone, sono stati trovati morti a distanza di poche ore l’uno dall’altra.
Il dramma si è consumato tra Torre dell’Orso e Calimera. Nel primo pomeriggio, un sommozzatore ha individuato il corpo della donna nelle acque antistanti la località balneare. La Guardia Costiera di Otranto è intervenuta tempestivamente per recuperare la salma dopo la segnalazione.
In serata, i carabinieri hanno fatto una scoperta ancora più drammatica nell’appartamento dove madre e figlio vivevano insieme. Il bambino giaceva privo di vita nella sua cameretta. Gli investigatori hanno riscontrato sul corpicino segni riconducibili a una morte non naturale.
A far scattare le ricerche era stato il padre del piccolo, separato dalla donna. L’uomo si era presentato a scuola per prelevare il figlio, ma il bambino quel giorno non era entrato in classe. Dopo numerosi tentativi di mettersi in contatto con l’ex compagna senza ottenere risposta, aveva deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare la scomparsa di entrambi.
Secondo quanto emerso dalle prime indagini, la 36enne originaria del Reggino stava attraversando da tempo un periodo di grande difficoltà psicologica. In passato avrebbe manifestato pensieri autolesionistici, circostanza che ora assume un significato diverso alla luce dei tragici eventi.
La Procura di Lecce ha disposto il trasferimento di entrambe le salme presso l’ospedale Fazzi per gli esami autoptici. Il medico legale Alberto Tortorella è stato incaricato di effettuare i rilievi necessari a chiarire le dinamiche dei decessi. Gli inquirenti lavorano per ricostruire le ultime ore di vita della donna e del bambino, mentre l’ipotesi più accreditata resta quella del duplice dramma familiare.