Esplode la rabbia del SINALP dopo l’omicidio di Paolo Taormina

Il sindacato denuncia il degrado urbano e sociale: “La città soffocata dall’impunità. Servono regole e giustizia”.

Palermo – Da tempo, come Confederazione Sindacale SINALP e Rete ZEROMOLESTIE SINALP, denunciamo il degrado sempre più profondo che sta soffocando la città. Nel tempo, dichiara il Segr. del SINALP Sicilia Andrea Monteleone, abbiamo scritto al Prefetto, al Sindaco, al Presidente della Regione Siciliana, chiedendo che ciascuno, per le proprie competenze, intervenisse con decisione per restituire dignità e sicurezza a una grande e storica città, che oggi appare smarrita e ferita nella dignità dell’intero popolo siciliano.

Ogni nostra denuncia, tuttavia, si è infranta contro il muro del silenzio e del “buonismopolitico. Quella cultura dell’alibi e dei distinguo che, invece di affrontare con fermezza il disordine e la violenza, preferisce giustificare tutto e tutti in nome di un malinteso senso di tolleranza. È così che Palermo è diventata terreno fertile per l’illegalità diffusa, l’abusivismo, la delinquenza giovanile e la paura quotidiana dei cittadini onesti che sempre più dichiarano di avere paura a girare per le vie della città.

L’uccisione del giovane Paolo Taormina, 21 anni, che ha perso la vita tentando di difendere un coetaneo da un linciaggio, è l’ennesimo, tragico segnale di una società alla deriva. È lecito domandarsi cosa spinga certi ragazzi a girare armati per le strade, a ispirarsi a simboli mafiosi, a far ascoltare sui social frasi come quella citata dall’omicida, “Tu mi arresti e per cosa?” parole di un boss interpretato nella fiction Il Capo dei Capi.

Questa non è soltanto criminalità: è il frutto avvelenato di decenni di politiche buoniste e permissive, che hanno smarrito il concetto di responsabilità individuale, sostituendolo con quello di giustificazione collettiva che tende a giustificare, comprendere o minimizzare le responsabilità individuali in nome di un’interpretazione eccessivamente tollerante della solidarietà e dei diritti. Politica buonista, che pur nata da principi nobili, come l’inclusione, la compassione e la tutela dei più deboli, ha finito per produrre una serie di conseguenze sociali, morali e istituzionali devastanti per l’intera società civile.

Secondo questa ideologia chi commette reati, chi vive nell’illegalità o chi infrange le regole viene spesso presentato come vittima del sistema, dell’ambiente, della povertà o della mancanza di opportunità, distruggendo il principio fondamentale della convivenza civile, la responsabilità personale. Se tutto è colpa della società, allora nessuno è davvero responsabile. Il voler imporre la cultura del perdono a tutti i costi ha prodotto un sistema giudiziario in cui le pene vengono spesso ridotte, sospese o sostituite con misure alternative.

Così facendo, chi delinque ha la certezza che il rischio è minimo e che le conseguenze saranno lievi o nulle, ed il risultato che abbiamo ottenuto da questa posizione ideologica è una società dove il cittadino onesto si sente abbandonato e dove i criminali si sentono legittimati a ripetere le proprie azioni in piena impunità. La percezione di impunità è uno dei principali motori del degrado urbano e della violenza diffusa.

Una cultura che ha finito per colpevolizzare la società invece dei criminali, buona ad assolvere i carnefici e dimenticare le vittime. Noi del SINALP, dichiara la Responsabile della Rete Zeromolestie Sinalp Natascia Pisana, non vogliamo dimenticare le Vittime e ribadiamo con forza che non servono nuove leggi o pene più severe, ma l’esatta e rigorosa applicazione di quelle esistenti.
Basta con gli sconti, con le misure alternative, con i “premi” di un sistema che rimette in libertà, in meno di 24 ore, chi le forze dell’ordine, stanche e umiliate, hanno appena arrestato.

È inaccettabile che un agente rischi di essere processato per “eccesso di potere” mentre chi delinque continua a sentirsi intoccabile. La frase ascoltata nel video messo in onda su Tik Tok dal presunto omicida, “Tu mi arresti e per cosa?” è l’esempio lampante, la prova inconfutabile, del fallimento delle politiche buoniste propagandate da certa politica.

Palermo non può più essere la vittima di una politica prigioniera del suo stesso buonismo ideologico. Questa politica ha confuso compassione con debolezza, solidarietà con permissivismo, diritti con impunità, e Palermo paga il prezzo di decenni di scelte ideologiche che hanno disarmato lo Stato, svilito l’autorità e reso invisibili le vittime. Occorre un cambio di rotta netto, una presa di coscienza collettiva che restituisca valore al rispetto delle regole e alla vita umana.

Ci auguriamo che il sacrificio di questo ragazzo, di Paolo Taormina, non resti vano e che diventi l’emblema del riscatto dello Stato di Diritto, anche a tutela di tutte le altre vittime di questa violenza del “branco”. Che il suo coraggio serva da monito a chi governa e a chi amministra, affinché abbandonino finalmente l’ignavia e abbiano la forza di dire basta al degrado morale e civile che sta distruggendo la nostra società.
SINALP – Confederazione Sindacale Nazionale.