Già in carcere in Germania per altri due omicidi, Alfonso Porpora, originario della Sicilia, ha confessato l’omicidio del genero, Mustafa Sahin, cittadino tedesco di origine turca.
Bolzano – È stato identificato come Mustafa Sahin, cittadino tedesco di origini turche, il corpo privo di testa rinvenuto il 21 febbraio 2008 all’interno di uno scatolone, abbandonato lungo la corsia sud dell’autostrada A22, nei pressi di Chiusa (Bolzano). Sahin aveva 20 anni al momento della morte.
Le indagini hanno rivelato che il giovane fu strangolato il 13 febbraio dello stesso anno dal suocero, Alfonso Porpora, nato nel 1964 e originario della Sicilia. Il delitto è avvenuto nel garage dell’abitazione della famiglia a Sontheim an der Brenz, in Germania.

Il killer già detenuto per altri omicidi
Porpora, che si trova attualmente in carcere a Ellwangen dove sta scontando l’ergastolo per due precedenti omicidi, non ha mai spiegato il movente dell’uccisione né ammesso di aver decapitato la vittima. Ha raccontato di aver caricato il cadavere in automobile per poi abbandonarlo in Italia, tra Roma e Napoli. In realtà, il corpo venne lasciato in Alto Adige.
La svolta dopo anni: la confessione e il riconoscimento
È stato il procuratore Axel Bisignano ad annunciare la chiusura di uno dei casi irrisolti più noti dell’Alto Adige. La chiave è stata una confessione di Porpora resa durante la sua detenzione: solo allora la polizia del Baden-Württemberg ha collegato le sue parole al cadavere senza testa non identificato trovato anni prima in Italia.
A quel punto sono stati coinvolti la Procura e la Squadra mobile di Bolzano, che hanno inviato le foto del corpo. È stata la moglie di Sahin – figlia dello stesso Porpora – a riconoscere il marito attraverso i vestiti e le mani. L’identificazione è stata confermata definitivamente dal confronto del DNA con quello dei figli della coppia e dei genitori della vittima.