Strage di Erba, la Cassazione: su Olindo e Rosa “quadro accusatorio inattaccabile”

Nelle motivazioni al rigetto della richiesta di riapertura del processo, i giudici sottolineano “la forza delle principali prove acquisite”.

Roma – Nelle motivazioni con cui il 25 marzo l Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di riapertura del processo sulla strage di Erba avvenuta nel 2006, i giudici sottolineano la robustezza del “tessuto logico-giuridico” alla base della sentenza, escludendo che le nuove prove proposte possano scalfire l’impianto accusatorio.

Secondo gli ermellini, il materiale probatorio raccolto contro Olindo e Rosa Bazzi è di “notevole solidità”. Tale solidità deriva non solo dalla forza delle principali prove acquisite, ciascuna dotata di “autonoma consistenza”, ma anche dalla presenza di “innumerevoli e minuziosissimi elementi di riscontro”. Questo intreccio di elementi, secondo la Corte, rende il quadro accusatorio praticamente inattaccabile, anche alla luce delle nuove evidenze presentate dalla difesa.

I difensori avevano chiesto la revisione del processo, puntando su presunte nuove prove che, a loro avviso, avrebbero potuto dimostrare l’innocenza dei coniugi o quantomeno sollevare dubbi sulla loro colpevolezza. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto che tali elementi non fossero sufficienti per giustificare una riapertura, poiché non in grado di contraddire la coerenza logica e giuridica delle condanne. La Corte ha sottolineato che ogni nuova prova deve essere valutata non isolatamente, ma in relazione all’intero impianto probatorio, che in questo caso si è rivelato “granitico”.

La strage di Erba, uno dei casi di cronaca nera più noti in Italia, vide l’uccisione di quattro persone: Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, sopravvisse nonostante le gravi ferite e fu un testimone chiave, indicando Olindo Romano come uno degli autori del massacro. I coniugi Bazzi furono arrestati poco dopo e, nel 2011, condannati all’ergastolo in via definitiva per omicidio plurimo aggravato. Le indagini si concentrarono fin da subito su Olindo e Rosa, vicini di casa delle vittime, con cui avevano avuto contrasti legati a questioni condominiali. Tra le prove decisive, oltre alla testimonianza di Frigerio, vi furono le confessioni rese dai coniugi (poi ritrattate) e una serie di riscontri materiali, come tracce biologiche e l’arma del delitto.
Implications and Public Debate.

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