Il presidente dell’Ordine solleva preoccupazioni sulla riforma del contributo unificato che subordina al pagamento del contributo stesso, l’iscrizione della causa a ruolo.
Roma – Ha sollevato forti preoccupazioni nell’Avvocatura romana, la riforma del contributo unificato introdotta dall’ultima legge di bilancio, che subordina al pagamento del contributo stesso, l’iscrizione della causa a ruolo. “In pratica – sottolineano il presidente e il segretario dell’Ordine degli Avvocati di Roma Paolo Nesta e Alessandro Graziani – chi vuole avere giustizia deve pagare, indipendentemente da qualsiasi valutazione giuridica sugli atti del futuro procedimento”. Il parere pro veritate dei professori e avvocati Giorgio Costantino e Antonino Galletti, evidenzia forti perplessità di rilievo costituzionale proprio per il fatto che l’esercizio dell’azione in giudizio viene subordinato al pagamento di una somma di denaro.
Di qui la decisione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma di rivolgersi al Procuratore generale della Cassazione perché solleciti la Suprema Corte a esercitare la sua funzione interpretativa della legge. “Giuridicamente l’unica via percorribile – sottolineano Nesta e Graziani – è quella di pervenire all’enunciazione, da parte della Corte e nell’interesse della legge, della corretta interpretazione della disciplina legale applicabile ed alla valutazione della costituzionalità della normativa introdotta, al fine di non arrivare all’assurdo di attribuire direttamente al cancelliere il potere-dovere di impedire l’instaurazione o la prosecuzione di ogni processo. In spregio del diritto di difesa, che è garantito dalla Costituzione. Altre iniziative, tanto scenografiche quanto inutili, lasciano il tempo che trovano”, concludono i rappresentanti dell’ordine romano.