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Pensioni in Italia: 10 anni di erosione e la necessità di una rivalutazione

Negli ultimi 10 anni le pensioni italiane hanno subito un’erosione del potere d’acquisto di 9600 euro a causa della mancata rivalutazione. I dati e le richieste del sindacato UIL.

Le pensioni, nell’ultimo decennio, sono state sottoposte a dieta ferrea! Che ci sia un problema di pagamento delle pensioni in Italia, è un fatto acclarato. Inoltre, negli ultimi 10 anni, a causa, soprattutto, del divieto delle loro rivalutazioni, i poveri cittadini italiani si sono visti sottrarre dalle tasche ben 9600 euro.

La rivalutazione della pensione è l’adeguamento dell’importo dell’assegno pensionistico all’aumento del costo della vita. Si basa sull’indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, rilevato annualmente dall’Istat. La rivalutazione o perequazione, serve a mantenere inalterato il potere di acquisto della pensione negli anni, che, in realtà, si è eroso. Secondo uno studio condotto dal sindacato UIL (Unione Italiana del Lavoro), l’assegno di quiescenza nel 2014 valeva 4-5 volte il valore minimo, pari a 2256 euro lordi mensili, nel 2024, se indicizzato al 100% all’inflazione, sarebbe stato di 2684 euro lordi. Poiché non è stata effettuata la rivalutazione in 10 anni si sono volatilizzati 2067,48 euro.

Poiché non è stata effettuata la rivalutazione, in 10 anni si sono volatilizzati 2067,48 euro.

Ovviamente queste cifre mutano con i diversi importi degli assegni pensionistici. Secondo la UIL, l’erosione è stata maggiore negli ultimi due anni col governo di Giorgia Meloni. Tuttavia, la cesoia è stata utilizzata per i trattamenti di importo più elevato che la Corte Costituzionale, il massimo organo di garanzia costituzionale, ha giudicati legittimi. Non è necessario il parere dell’esperto per capire che la mancata indicizzazione delle pensioni, ha prodotto un forte calo del potere d’acquisto. I cittadini percettori dell’assegno se ne erano già accorti sulla propria pelle, notando che il carrello della spesa era sempre più leggero con gli stessi costi, per non parlare dei rincari di energia elettrica e gas.

Il sindacato ha ribadito, eventualmente per chi non l’avesse compreso bene, che il biennio 2023-2024 è stato quello più severo, con l’inflazione molto alta e una rivalutazione non all’altezza. Si può definirlo come… “biennio rosso”, come quello di un secolo prima 1919-1920.

I pensionati italiani sono tra i più tartassati in Europa.

La similitudine, però, è solo cromatica, perché nel primo caso si intende un bilancio povero, come la spia dell’auto che segnala quando c’è poco carburante nell’auto. Nel secondo, l’espressione “biennio rosso” viene utilizzata per indicare un periodo di violente e prolungate proteste che caratterizzarono l’Italia negli anni 1919 e 1920, che vide contadini e operai in lotta contro ricchi proprietari terrieri e industriali. Rosso, perché era il colore della rivoluzione socialista.

Comunque, alla fine della giostra, i pensionati italiani sono tra i più tartassati in Europa. Il sindacato, inoltre, ha deciso di porre all’attenzione dell’attuale compagine governativa una serie di richieste, tra cui: rivalutazione completa e complessiva di tutte le pensioni, l’aumento dell’importo per chi già riceve l’assegno, l’abbassamento delle tasse, estendere il numero dei beneficiari della quattordicesima. E che altro? Potrebbe rispondere la controparte. Sono richieste degne, legittime e giuste da appoggiare tout-court. Però con questi chiari di luna in cui il governo è in tutt’altre faccende “affaccendato”, buona grazia se venisse accolta una sola proposta. Ad esempio la rivalutazione sarebbe già un grande traguardo!

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