Il Viminale chiede la decadenza di Lucano, Avs: “Gli stessi che hanno liberato Almasri”

Fratoianni replica alla procedura avviata nei confronti del sindaco di Riace: “Si tratta dell’ennesimo atto di intimidazione politica”.

Roma – La Prefettura di Reggio Calabria ha avviato la procedura per la decadenza del sindaco di Riace Mimmo Lucano. La notizia era nell’aria da quasi un mese. Da quando, a metà febbraio, il vice prefetto contatta il Comune di Riace per avvertire il primo cittadino. Anche qui ci potrebbe essere l’ipotesi del voto in primavera. Secondo il ministero dell’Interno, infatti, il caso dell’europarlamentare di Avs – condannato in via definitiva a 18 mesi per falso in una determina comunale, con pena sospesa – rientrerebbe tra le fattispecie previste dalla legge Severino. Risultato: l’unica condanna rimasta, alla fine di un processo radicalmente smantellato dalla Cassazione, diventa una causa di incandidabilità che, intervenendo dopo l’elezione, prevede una procedura particolare prima dell’effettiva decadenza. Ma Avs va all’attacco.

“Il ministro dell’Interno chiede la decadenza di Mimmo Lucano da Sindaco di Riace, cercando appigli nella legge Severino. Lo stesso Piantedosi che ha cercato cavilli per liberare un torturatore e violentatore libico, riaccompagnato a casa con un volo di Stato”, scrive su Facebook Nicola Fratoianni di Avs. “Lo stesso ministro di un governo in cui siedono condannati e rinviati a giudizio fra Ministri e sottosegretari”, attacca ancora Fratoianni. “È chiaro che si tratta dell’ennesimo atto di intimidazione politica nei confronti di un uomo perbene – prosegue – cui come sempre esprimo solidarietà”.

Nicola Fratoianni

I legali che “aiutano Lucano ribadiscono che non ci sono ragioni per cui Mimmo possa decadere dalla carica di Sindaco e aggiungo che è abbastanza assurdo che intervenga direttamente il Ministro dell’Interno per intimare la decadenza. Affronteremo anche questo attacco, insieme a Lucano e ai cittadini di Riace. Ma lasciatemi dire – conclude Fratoianni – che questa vicenda inizia ad assumere i contorni di una vera e propria persecuzione”. da un punto di vista giuridico, si presenta abbastanza ingarbugliata. Legge Severino alla mano, infatti, l’articolo 10 prevede la sospensione dalla carica per chi ha commesso reati gravi: mafia, narcotraffico, reati contro la pubblica amministrazione. Nella casistica, dunque, non rientrerebbe il falso ideologico in atto pubblico e il falso materiale, per cui Lucano è stato condannato. Ci sarebbe però uno spiraglio interpretativo in cui il Viminale potrebbe inserirsi per chiedere la rimozione del sindaco di Riace: la lettera d) del primo comma dell’articolo 10.

È in questo punto che la legge parla dell’incompatibilità con la carica di sindaco per chi ha ricevuto una “condanna con sentenza definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da quelli indicati nella lettera c)”. All’eurodeputato, in realtà, non è stato addebitato alcun abuso o violazione, ma per il Viminale evidentemente sussistono gli estremi per avviare la procedura di sospensione. Il Consiglio comunale avrà 10 giorni di tempo per prendere atto dell’incandidabilità di Lucano e della conseguente decadenza. In caso contrario, la Prefettura potrebbe attivare l’azione popolare in base all’articolo 70 del Tuel: un ricorso davanti al giudice civile contro il quale Mimmo Lucano potrà opporsi.

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