La Giunta partenopea esprime “forte preoccupazione e disapprova qualsiasi iniziativa tesa a sindacare il diritto di ciascun magistrato”.
Napoli – Polemica tra le toghe campane e il ministero della Giustizia. La Giunta partenopea dell’Anm ha avuto conoscenza di una “nota di provenienza ministeriale – diramata ai giudici di un Tribunale del Distretto di Napoli – con cui si chiedeva di conoscere se, in occasione dello sciopero dei magistrati proclamato per il giorno 27 febbraio 2025, i magistrati che avevano prestato adesione all’astensione avessero allegato ai verbali di rinvio dell’udienza di tale giorno un comunicato proveniente dall’Anm, e in particolare, quello in cui si riportava la posizione dell’Associazione sulla contrarietà alla riforma della separazione delle carriere espressa a seguito dell’esito del primo grado del giudizio penale nei confronti del Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro”.
La richiesta del Ministero di “avere conoscenza delle modalità di redazione dei verbali di rinvio delle udienze – senza che sia stata disposta un’ispezione ufficiale e servendosi della collaborazione dei dirigenti degli uffici interessati – appare singolare e rischia di risultare come un’inammissibile forma di sindacato sulle modalità di adesione allo sciopero dei magistrati. La Giunta, pertanto, esprime forte preoccupazione e disapprova qualsiasi iniziativa tesa, anche solo in apparenza, a sindacare il diritto di ciascun magistrato di aderire allo sciopero, esercitato nel rispetto del codice di autoregolamentazione e con le modalità di comunicazione ritenute più opportune”.
Tutto nascerebbe da un articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo nel quale si rappresentava che un magistrato del distretto di Napoli aveva inserito in un decreto di rinvio dell’udienza del 27 febbraio il comunicato dell’Associazione dello scorso 21 febbraio. Nel testo si sottolineava che “per dimostrare
l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro. Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, e alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna. Questo dimostra – proseguiva il comunicato – che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm”. A tal proposito l’Anm partenopea
ricorda che “lo sciopero del 27 febbraio e le modalità di astensione dalle udienze sono state stabilite nel rispetto della normativa vigente e del codice di autoregolamentazione, con invito ai magistrati aderenti ad allegare ai verbali di udienza un comunicato predisposto dall’Associazione dal contenuto critico sull’imminente riforma costituzionale”.