L’avvocato delle vittime di Rigopiano: “Si apre la strada al ristoro delle famiglie”

Il legale Romolo Reboa dopo il deposito delle motivazioni in cui la Cassazione ha scritto che la tragedia poteva essere evitata.

Roma – Romolo Reboa, avvocato di alcuni familiari delle vittime di Rigopiano, l’albergo di Farindola distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017 con 29 morti, commenta la sentenza della Cassazione depositata in cancelleria. “Prendo atto che la sentenza della Corte apre la strada per le richieste di risarcimento dei danni in sede civile nei confronti della Regione Abruzzo e della Provincia di Pescara e che la Suprema Corte non ha assolto i dirigenti provinciali, ma ha affermato che il ragionamento seguito per la condanna nella sentenza della Corte d’Appello – aggiunge – si è illogicamente discordato dalla sentenza del giudice per l’udienza preliminare di Pescara, sicché la posizione degli stessi deve tuttora essere valutata sul metro degli accertamenti seguiti dal primo giudice”.

“Pur nella necessità di leggere più attentamente le 158 pagine della sentenza, ritengo che, dalla stessa, possono emergere degli elementi positivi per ristorare almeno sotto il profilo economico le famiglie delle povere vittime. – ha aggiunto il legale – In tante interviste avevo parlato della necessità di verificare se, in tema di prevenzione, la Procura della Repubblica di Pescara avrebbe dovuto valutare anche altre posizioni, specie in sede regionale: a mio avviso la sentenza della Corte di Cassazione conferma il fatto che altre posizioni apicali precedenti la presidenza di Marco Marsilio dovrebbero essere riesaminate”.

L’immagine delle vittime, in Aula, al processo sulla tragedia di Rigopiano

In uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con cui la Cassazione, lo scorso 3 dicembre, ha disposto un appello per bis per dieci imputati per la tragedia di Rigopiano, i supremi giudici sottolineano che la disponibilità di mezzi spazzaneve “avrebbe dovuto essere monitorata”: “l’assicurazione della viabilità delle strade quindi la tutela dell’incolumità delle persone, non può che passere attraverso la pronta disponibilità degli strumenti a ciò necessari”. La tragedia di Rigopiano avrebbe potuto essere prevenuta con un’adeguata pianificazione e gestione del rischio. Se la strada che portava all’hotel “fosse stata liberata dalla neve” la mattina del 18 gennaio, quando gli ospiti della struttura “tentarono invano di abbandonare l’albergo, gli eventi di morte e lesioni non si sarebbero verificati”.

Era possibile prevenire il disastro di Rigopiano? “Era possibile e anche dovuto”. La Corte di Cassazione non ha dubbi nelle motivazioni della sentenza che il 3 dicembre ha parzialmente accolto le richieste della Procura generale, disponendo l’appello bis per dieci imputati. “La prevenzione ‘regina’ per l’incolumità individuale e collettiva“, vale a dire “l’identificazione di Rigopiano come sito valanghivo“, dicono gli ermellini, “avrebbe dovuto attuarsi non a disastro naturalistico inverato” né “nel corso” e “nemmeno nell’imminenza della sua verificazione”. Avrebbe invece “dovuto procedere di molto l’evento” poiché “tale classificazione avrebbe comportato il divieto di accedervi oppure di utilizzare le strutture in esso presenti ovvero ne avrebbe imposto un uso disciplinato (limitato, per esempio, alle stagioni non invernali)”.

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