Giuseppe Lipera, il difensore dell’uomo colpito da una trombosi celebrale chiede il differimento della pena o la detenzione domiciliare.
Catania – Un “umile tassista abusivo scambiato per un soggetto che sfruttava dei poveri immigrati”. E’ la storia di Salvatore Antonio Pandetta, condannato dalla Corte di Assise di Appello di Catania – a maggio del 2024 – condannato a tre anni e 8 mesi di reclusione per il reato di associazione a delinquere finalizzato all’immigrazione clandestina”. Ma per l’avvocato Giuseppe Lipera, che difende il 71enne detenuto nel carcere di Piazza Lanza, Pandetta è tutt’altro che quello che sostiene l’accusa. Si sarebbe limitato infatti a dare qualche passaggio dentro Catania ad alcuni immigrati. Il punto però è un altro: le condizioni di salute dell’uomo sarebbero incompatibili con la detenzione. C’è una diagnosi che riporta nero su bianco che il 71enne ha avuto una trombosi con infarto celebrale.
Ecco perché l’avvocato Lipera ha presentato in via d’urgenza al magistrato di Sorveglianza una “istanza urgente affinché un povero vecchio non muoia in carcere”. Un’istanza in cui il legale chiede il “differimento pena per gravi motivi di salute, ovvero di concessione della detenzione domiciliare o anche, in subordine, la nomina di un perito medico-legale con il mandato di valutare la compatibilità del detenuto con il regime intramurario”. Il penalista chiede anche che si fissi “con urgenza e nel più breve termine possibile l’udienza per la trattazione dell’istanza in favore di Pandetta”. E ancora, Lipera chiede che la Direzione dell’ospedale “Garibaldi” trasmetta al Tribunale di Sorveglianza la cartella clinica completa del 71enne e ogni altro documento che attesti il suo ingresso a febbraio scorso fino alle sue dimissioni, con contestuale arresto dei carabinieri.
Infine il legale chiede che il direttore della Casa Circondariale “Piazza Lanza” di Catania “solleciti con la massima urgenza l’Area Sanitaria” per effettuare gli “esami specialistici necessari per valutare l’attuale stato di salute del detenuto (neurologici, cardiologici e diabetologici) e che vigili sul loro solerte compimento con trasmissione immediata al Tribunale di Sorveglianza. Lipera “declina ogni responsabilità per eventuali eventi
nefasti o gravissime complicazioni al condannato detenuto”. Nel ricorso l’avvocato ricostruisce la storia giudiziaria di Pandetta, condannato “ingiustamente” dalla Corte di Assise di Catania nel 2021. Sentenza confermata l’11 maggio del 2022 dalla Corte di Assise di Appello etnea. E infine, la Corte Suprema di Cassazione a maggio del 2023 cassava con rinvio alla Corte di Assise di Appello per la rideterminazione della pena.
A maggio del 2024 la Corte di Assise di Appello etnea rideterminava la pena nei confronti del 71enne a 3 anni e 8 mesi di reclusione, sentenza divenuta definitiva a dicembre scorso. Il 14 febbraio Pandetta ha presentato al Magistrato di Sorveglianza una istanza di differimento pena per gravi motivi di salute, corredata da una relazione medico legale, a firma del dottor. Pietro Piccirillo, medico legale, che ha attestato la sua incompatibilità con il regime carcerario. Prima il ricovero al Garibaldi con la diagnosi di trombosi celebrale, e nonostante questo “veniva prelevato dai carabinieri di Pedara (CT) al fine di dare esecuzione all’ordine di esecuzione per la carcerazione” per fare ingresso nel carcere di Piazza Lanza. E ancora, il 4 marzo è stato tradotto dalla Polizia Penitenziaria da Piazza Lanza al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Cannizzaro” a causa di un malore.
Lipera sottolinea che “nonostante ciò, il 5 marzo, senza dare atto del malore del giorno prima – tempestivamente comunicato – ed omettendo di nominare, come più volte chiesto, un perito per l’accertamento della compatibilità con il regime carcerario, il Magistrato di Sorveglianza sostenendo che fosse in buone condizioni di salute ha rigettato l’istanza”.