Prima condanna per la strage di Altavilla Milicia. Allora minorenne, la ragazza partecipò all’atroce rito per liberare i familiari dal demonio. Oggi al via il processo al padre e alla coppia di complici.
Palermo – Aveva solo 17 anni quando prese parte al massacro. Miriam Barreca ha confessato il triplice omicidio della madre e dei fratelli e oggi è stata condannata a 12 anni e 8 mesi di reclusione dal giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello del Tribunale per i minorenni. La Procura aveva richiesto una pena di 18 anni. La giovane ha agito insieme al padre Giovanni Barreca, che ha anch’egli ammesso le proprie responsabilità, e alla coppia di fanatici religiosi Massimo Carandente e Sabrina Fina, i quali continuano a proclamarsi innocenti.
Un neuropsichiatra infantile ha stabilito che Miriam Barreca era pienamente capace di intendere e di volere, sia al momento dei fatti sia durante il processo. La ragazza ha raccontato di aver partecipato all’atroce rito per “liberare la famiglia da presenze demoniache”. Nella villetta di Altavilla Milicia, la madre Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emmanuel, di 16 e 5 anni, furono sottoposti a torture brutali. Legati e seviziati con attrezzi da camino e padelle, vennero ritenuti posseduti dal demonio. Il corpo della donna fu infine dato alle fiamme. Nel corso degli interrogatori, Miriam ha raccontato ai carabinieri e ai magistrati: “Non so come sia morta mia madre, se per un infarto o per i calci che le davamo io e mio fratello Kevin. Prima ho iniziato io, poi lui. In quel momento, lei non reagiva più. Durante le torture non poteva né mangiare né bere, e quando veniva colpita con una pentola aveva i polsi legati con una fascetta trasparente”.
Kevin inizialmente aveva preso parte al rito, ma successivamente divenne a sua volta una vittima. Anche Miriam era destinata a morire, ma un forte vento che si levò improvvisamente venne interpretato dai carnefici come un segno divino e la ragazza venne risparmiata. I carabinieri la trovarono nella sua stanza in stato di shock. Il piccolo Emmanuel fu legato al letto con delle corde e torturato con attrezzi incandescenti. Anche Kevin venne legato con catene e cavi attorno al collo e alle caviglie. Immobilizzato, morì per “asfissia meccanica violenta da strangolamento”, in un macabro rituale che ricorda il metodo dell’incaprettamento.
Questa mattina, presso l’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, ha preso il via il processo davanti alla Corte d’Assise per gli imputati maggiorenni: Giovanni Barreca, Massimo Carandente e Sabrina Fina. Il muratore di Altavilla Milicia che poco più di un anno fa uccise la moglie, Antonella Salomone, e i due figli, di 16 e 5 anni, durante un esorcismo, è stato dichiarato capace di intendere e di volere. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Palermo che ha respinto la richiesta di non doversi procedere per infermità mentale presentata dal legale dell’imputato Giovanni Barracato.
Insieme a Barreca sono accusati della strage anche Sabrina Fina e Massimo Carandente, la coppia che avrebbe partecipato al rito di purificazione. La Corte ha dichiarato infondata anche la richiesta di nullità del decreto di rinvio a giudizio per indeterminatezza delle accuse sollevata dal legale di Fina e rigettato la perizia sulla capacità di intendere e di volere chiesta dal legale di Carandente. Escluso anche il ricorso al rito abbreviato per la coppia.