Lo dice l’Osservatorio congiunturale sull’industria 2025. Le città meno accessibili sono Milano, Roma e Napoli, ma anche Firenze e Venezia.
Roma – Casa dolce casa, dice il proverbio. Ma per 10 milioni di famiglie italiane acquistarla è solo un sogno. A dirlo è l’Ance nel suo Osservatorio congiunturale sull’industria 2025, secondo cui acquistare un immobile nelle grandi città italiane, per le famiglie con un reddito fino a 24mila euro, rappresenta un’impresa ardua. Le città meno accessibili, stando ai dati dell’Associazione nazionale costruttori edili, sono Milano, Roma e Napoli, ma nella lista figurano anche Firenze e Venezia. A esacerbare il problema, rendendo sempre più difficile per le famiglie italiane sostenere la spesa per l’acquisto di una casa, sono diversi fattori, come la perdita del potere d’acquisto, il calo degli stipendi, la difficoltà a poter risparmiare e l’aumento dei prezzi delle case.
Secondo il governo, la situazione potrebbe migliorare grazie non solo ai fondi destinati in manovra al piano di edilizia pubblica, ma anche alle disposizioni del dl Salva-Casa. Ma secondo l’ufficio studi dell’Ance, per pagare il mutuo le famiglie italiane arrivano a spendere la metà del proprio reddito. Per il 20% delle famiglie meno abbienti, anche oltre i due terzi. Mentre per quanto riguarda l’affitto nelle grandi città, si tratta di cifre ormai fuori portata per le famiglie più fragili. Per sostenere le spese affittuarie, si arriva a spendere quasi la metà del proprio reddito e per i meno abbienti anche oltre. Ance e Confindustria hanno presentato la proposta di un piano casa per i lavoratori e le famiglie.
“Il piano ha tre pilastri: semplificazioni urbanistiche e amministrative, misure fiscali, sviluppo di strumenti finanziari e di garanzia che rendano possibile la partecipazione all’investimento dei privati”, spiega la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Come ricorda Confedilizia, nell’ultima legge di bilancio è previsto un piano di edilizia residenziale pubblica al quale saranno destinati ulteriori fondi provenienti dai soldi del Pnrr. Nel corso della riunione al Mit, in occasione della presentazione delle linee guida sul Salva-Casa, è emerso che 80mila case popolari sono non utilizzate e non utilizzabili. Per riqualificare questo stock abitativo, la manovra ha destinato 1,3 miliardi.
“Ormai è chiaro a tutti che questo problema sociale ha delle implicazioni profonde e determina evidenti difficoltà allo sviluppo delle persone e delle famiglie a una vita serena e finalizzata a progetti di crescita”, ha riferito ancora Brancaccio. Ma le difficoltà di accesso alla casa non riguardano solo la sicurezza delle famiglie, “rappresentano anche un vincolo alla mobilità della forza lavoro e di altre categorie fragili (come gli studenti), ed incide negativamente sulle potenzialità di sviluppo dell’intera economia”, ha concluso la presidente dell’Ance.
La legislazione intercorsa in questo ultimo decennio sulle politiche abitative “non ha inciso nel settore con riforme strutturali ma solamente con dei piccoli assestamenti”, ha evidenziato il Rapporto sullo stato dei diritti in Italia, nel capitolo ‘Diritto all’abitare’. “Ciò che è profondamente mutato – dice il report – è la percezione e la consapevolezza che il settore abitativo sia in crisi e che questa crisi abbia ripercussioni in diversi ambiti – abitativo, sociale, economico – fino a riflettersi sulla stessa qualità di vita nelle nostre città”. A trainare il dibattito, ricorda il dossier uscito a gennaio, è stato il tema delle locazioni turistiche in relazione con il cosiddetto overtourism, il troppo turismo, un fenomeno che è riesploso dopo gli anni di stop della pandemia.
Mentre la “città di Roma si preparava all’ondata eccezionale di 35milioni di visitatori per il Giubileo del 2025, per il 2024 si sono già registrate 40milioni di presenze turistiche superando tutte le previsioni; alcune città come Venezia si sono già attrezzate contingentando gli ingressi”. Ad accendere il faro sulle politiche abitative sono state anche le “manifestazioni degli studenti fuorisede contro il caro affitti e le crescenti difficoltà a trovare un alloggio. La protesta, nata a maggio 2023 con l’iniziativa di una studentessa – Ilaria Lamera – che si è accampata con una tenda di fronte al Politecnico di Milano, si è rapidamente estesa in tutta Italia ed è proseguita per tutto il 2023″.