Sicurezza sul lavoro: le aziende sono davvero più sensibili? I dati del 2024 parlano chiaro

Con 890 morti sul lavoro e oltre 360.000 infortuni nel 2024, quanto è migliorata la sicurezza nelle aziende? Dati, analisi e il ruolo della formazione e dei protocolli recenti.

A volte non si sa se sorridere o imprecare di fronte a certe notizie. Secondo uno studio dei Consulenti del Lavoro, le imprese nell’ultimo anno hanno manifestato una certa predisposizione a favore della formazione professionale e della sicurezza sul lavoro. Beh, se l’hanno manifestata sarà stata risibile, visto il numero di morti e infortuni che si sono verificatesi nel 2024! Infatti, sono 890 i morti sul lavoro nei primi 10 mesi del 2024, secondo i dati rilasciati dall’Inail lo scorso 5 dicembre. Mentre le denunce di infortunio, escluse quelle in itinere, sono state 361.804 a fine settembre 2024: 118.692 hanno riguardato le donne e il restante 243.112 uomini. E’ questa sarebbe l’attenzione che le aziende mostrano per la sicurezza? Si è vista l’efficacia!

Sono 890 i morti sul lavoro nei primi 10 mesi del 2024, secondo i dati rilasciati dall’Inail lo scorso 5 dicembre

Comunque, a prescindere, come diceva il principe della risata Totò, le rilevazioni fatte dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro dicono che il 55,4% degli iscritti all’Ordine ha dichiarato di aver messo al primo posto la sicurezza. L’oggetto del sondaggio è stato l’evoluzione della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. La stimolazione verso una maggiore attenzione su questo tema è stata determinata dall’approvazione di nuove norme e dall’aumento mediatico del fenomeno. Inoltre, dalla crescita dei controlli e, infine, dal cambio del punto di vista culturale.

Quasi il 60% ha indicato la formazione dei dipendenti come fattore fondamentale, dato che primeggia su tutti gli altri. A seguire, ma ad una certa distanza, 46,7%, la sicurezza e i relativi obblighi di legge. Secondo l’Ordine, questi dati sono dovuti alle nuove norme che hanno spinto il management aziendale a controllare se la documentazione in possesso fosse regolare. Inoltre, il 65% degli intervistati ha ammesso la priorità della sicurezza in un nuovo paradigma culturale. Per questi motivi è importante diffondere corsi di orientamento e formazione al riguardo. In modo che i lavoratori abbiamo una solida preparazione.

Il lavoratore dev’essere addestrato, ma l’azienda non può lavarsene le mani, come Ponzio Pilato

Così come sono fondamentali gli investimenti, che invece languono. Quasi a voler affermare che gli infortuni sul lavoro avvengono per operazioni maldestre del lavoratore e non per la carenza sistemica di strutture per prevenirli. E’ chiaro che il lavoratore dev’essere addestrato, ma l’azienda non può lavarsene le mani, come Ponzio Pilato! Per quanto riguarda gli investimenti, quasi il 50% degli intervistati ha evidenziato la scarsa accessibilità ai finanziamenti da parte delle imprese, soprattutto le piccole e medie imprese (Pmi).

Il 19 dicembre scorso nell’ambito del convegno “Sicurezza sul lavoro: cultura, formazione e sussidiarietà” è stato siglato un protocollo d’intesa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e l’Inail, Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Il protocollo, di durata, triennale, prevede una collaborazione tra i due Enti per la promozione nelle Pmi della cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, propone percorsi per il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità.

Ora va bene tutto, se lo scopo è la sicurezza nei luoghi di lavoro, ma c’è bisogno di fatti. Di parole ne sono state sprecate fin troppo, poiché il fenomeno non è apparso all’improvviso, ma è già da anni che ci sta presentando un conto fin troppo caro. Basta famiglie che piangono i loro cari per essersi immolati sul lavoro, spessissimo per mancanza delle più elementari misure di prevenzione e sicurezza!

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