Alle cerimonie di inaugurazione le toghe mobilitate in tutta Italia contro la legge: sabato si decideranno le iniziative da assumere.
Roma – “Una forma di protesta e di sensibilizzazione da organizzare in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025”. L’Associazione nazionale magistrati prepara la mobilitazione contro la separazione delle carriere in magistratura, a partire dai vari eventi di inaugurazione dell’anno giudiziario a fine gennaio, quando intanto potrebbe già essere partita la prima votazione a Montecitorio. Un braccio di ferro che non si arresta quello tra toghe e governo. “Se ci sarà il via libera al ddl Nordio – spiega il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia – “ci muoveremo in attuazione del deliberato della nostra assemblea straordinaria di dicembre e quindi cercando in tutti i modi di veicolare le ragioni di contrarietà. Nessuna protesta di arroccamento, di chiusura arrogante alla riforma”.
Il Parlamento, prosegue il leader di Anm, “ha tutto il diritto di riformare anche la Costituzione. Credo che però, siccome si andrà probabilmente al referendum, l’ampliamento del dibattito sulle ragioni di questa riforma possa essere prezioso sia per chi è fautore della riforma sia per noi che siamo contrari. Quindi contribuiremo a che il referendum sia una scelta quanto più consapevole”. Ma quale è la linea di azione dei magistrati? Come attuare le proteste dovrebbe essere deciso sabato prossimo, durante il comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe, che esprimeranno il proprio disappunto con riferimenti alla salvaguardia della Carta. Mentre per l’Associazione a fine mese sono previste anche le elezioni per la nuova composizione dei suoi vertici.
Per l’Anm “una riforma della Costituzione non solo non è necessaria, ma addirittura dannosa, uno strappo a quel tessuto costituzionale che ci ha retto per tutti questi anni. Si crea uno squilibrio tra i poteri dello Stato per gli argomenti che spenderemo in tutte le sedi possibili come abbiamo fatto finora”. Sotto accusa in questi giorni è finita anche la app sul processo penale telematico. Su questo fronte l’Associazione parla di “quadro desolante”, definendo l’applicativo “inadeguato”. Non solo separazione della carriere dunque: i malumori riguardano anche la norma che punta a vietare la pubblicazione del testo esatto delle ordinanze di custodia cautelare. Da Roma a Milano il malfunzionamento dell’applicativo ‘App 2.0’ per il processo telematico riservato a magistrati e cancellieri ha portato al caos.
Problemi tecnici, rischio ritardi e paralisi negli uffici giudiziari. Tanto che Tribunali e Procure hanno dovuto bloccare temporaneamente l’utilizzo dell’App entrata in vigore il primo giorno dell’anno dopo il via libera al decreto del 27 dicembre. Per questo la settima commissione del Csm ha avviato un immediato monitoraggio degli effetti del dm 27 dicembre 2024 n. 206 e della conseguente estensione del processo penale telematico anche alla fase dibattimentale. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha definito una “emergenza” quella del processo penale telematico, che “è stato costruito senza un’adeguata e necessaria sperimentazione” e questo “sta mettendo in ginocchio gli uffici giudiziari penali”.
“Creare un segreto nel nome della riservatezza è una pericolosa deriva – avverte Santalucia – Si è poco riflettuto sul fatto che è assai pericoloso non sapere cosa avviene nelle indagini preliminari. Creare muri e barriere non è la cosa migliore. Un esempio? Un mese fa circa è stata arrestata Cecilia Sala in Iran. Quello che avevamo saputo è che aveva violato le leggi leggi islamiche. Io credo che sapere perché un soggetto viene privato del suo diritto alla libertà sia la principale garanzia che quel potere viene esercitato bene. In Iran si può dire ‘ha violato le leggi’, in una democrazia bisognerebbe dare conto del perché un soggetto viene ristretto nella sua libertà personale. Con la normativa recente c’era comunque uno squilibrio tra esigenze che devono essere bilanciate ed egualmente tutelate: il diritto-dovere dell’informazione e tutelare il più possibile la riservatezza e i diritti individuali dei soggetti coinvolti nell’accertamento penale”.
Tra i magistrati circolano diverse indiscrezioni sulle possibili iniziative da assumere durante le cerimonie nelle varie Corti di Appello in concomitanza con i tradizionali interventi dei rappresentanti delle giunte locali dell’Anm. Tra le ipotesi in campo la possibilità di leggere in tutte le sedi un intervento comune, frasi significative, ad esempio con riferimento alla Costituzione, oppure la possibilità di partecipare alla cerimonia indossando la toga. Allo studio diverse ipotesi, ma la modalità della protesta alla fine sarà decisa dal Comitato direttivo centrale dell’Anm che si riunirà la mattina di sabato 18 gennaio.