Il “lavoro ibrido” attrae i lavoratori (e spesso è un toccasana anche per l’azienda)

Il mix tra lavoro da remoto e in presenza sta rivoluzionando il sistema economico, offrendo flessibilità ai dipendenti e vantaggi alle imprese.

Sembra che i lavoratori siano stati folgorati sulla strada del “lavoro ibrido”. Con questa locuzione s’intende una modalità flessibile per cui un lavoratore opera in parte da remoto (da casa o da un altro luogo) e in parte presso la sede aziendale. La sua “ratio” è coniugare i benefici del lavoro da remoto con quelli dell’operatività in ufficio, per rispondere: alle esigenze dei lavoratori (che richiedono di poter coniugare al meglio lavoro e vita privata); alle necessità delle aziende, chiamate ad essere sempre più competitive.

Uno studio curato da International Workplace Group (IWG), una multinazionale con sede in Svizzera che offre soluzioni per spazi di lavoro a breve e lungo termine, ha confermato questa tendenza. Le imprese infatti se non cambiano il proprio management in direzione della flessibilità del lavoro, rischieranno di vedersi passare sotto il naso molti talenti.

Se non cambiano il proprio management in direzione della flessibilità del lavoro, le imprese rischieranno di vedersi passare sotto il naso molti talenti.

Inoltre, le imprese che non si adegueranno alle richieste, correranno il rischio di perdere competitività sul mercato globale. Secondo gli autori del report, la flessibilità lavorativa non è un beneficio solo del dipendente ma rappresenta la “conditio sine qua non” per la sopravvivenza economica della stessa azienda. Tant’è che molti lavoratori non riterranno opportuno prendere in esame una collocazione per la quale si prevedono lunghi viaggi quotidiani. La loro massima ambizione, infatti, è poter aver a disposizione spazi di lavoro più vicini a casa e, soprattutto, esprimersi in un contesto che offra motivazioni elevate. E’ noto che per raggiungere il proprio luogo di lavoro, bisogna attraversare l’inferno del traffico cittadino, per cui si arriva allo stremo delle proprie forze. Il pendolarismo è risultato al primo posto delle motivazioni per cui i lavoratori preferiscono la flessibilità, a cui si aggiunge il tempo che si impiega e la quasi impossibilità di saper conciliare vita privata con quella lavorativa. Per non parlare del burnout che, spesso, colpisce chi lavora in azienda cinque giorni su sette.

Il burnout spesso colpisce chi lavora in azienda cinque giorni su sette.

Tra le richieste degli aspiranti lavoratori spicca l’opzione di avere spazi flessibili vicini alle abitazioni. Una sorta di riedizione di “casa e bottega” adeguata ai tempi digitali. Comunque, almeno nelle rilevazioni, il paradigma culturale sta mutando. Oggi solo il 25% dei lavoratori pone come necessaria la presenza in ufficio 5 giorni la settimana. Più del 50% ritiene che poter lavorare in luoghi diversi aumenterebbe le motivazioni e le valorizzazioni. E’ emersa una certa frustrazione da parte dei lavoratori perché avvertono una mancanza di fiducia dei datori di lavoro. Nel mondo digitale, le ricerche o le tendenze, sono come le ciliegie, una tira l’altra.  Nel senso che dopo uno studio ne compare subito un altro. Infatti, una ricerca dell’Università di Stanford, USA, ha evidenziato che le imprese con presenza dei dipendenti in ufficio 5 giorni su 7 potrebbe avere il 35% di dimissioni e si prevede nel 2025 un cambio d’indirizzo da parte del management se non si vuole il fallimento dell’azienda. Secondo gli esperti i benefici per le aziende vanno al di là delle motivazioni offerte ai lavoratori.

La flessibilità lavorativa determina una crescita della produttività della forza lavoro, a cui le aziende sono oltremodo sensibili, d’altronde il profitto è il loro fine ultimo. Oltre alla produttività, aumenta la soddisfazione e si riducono le spese. E’ naturale che molte imprese, come morse dalla tarantola, visto che si guadagna di più spendendo meno, stanno adottando questo nuovo modello di organizzazione a lungo termine. Quando si sente l’odore dei soldi, anche le rivoluzioni vanno bene! Qualche lavoratore o lavoratrice ha manifestato dei dubbi circa la validità del lavoro ibrido. Molto meglio svegliarsi all’alba, fare il pendolare, sopravvivere al traffico cittadino, sopportare i colleghi, che restare a casa per avere a che fare con una…megera (se uomo) o un rompiballe (se donna)!

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