Domani Papa Francesco sarà accolto da un detenuto e da un agente della penitenziaria. Presenti il ministro Nordio e il sindaco Gualtieri.
Roma – Papa Francesco varca le porte della speranza – come segno di vicinanza agli ultimi e agli emarginati – e approda domani nel carcere romano di Rebibbia. Il giorno dopo l’avvio ufficiale del Giubileo, domani, il Pontefice sarà nel penitenziario della Capitale “per aprire anche in quel luogo la Porta Santa”. Lo aveva annunciato a fine ottobre monsignor Rino Fisichella, rilanciando un appello ai governanti per forme di “amnistia” ma anche “per rendere effettive durante il Giubileo forme di reinserimento in attività di impegno sociale” dei detenuti. Tutto è pronto a Rebibbia Nuovo Complesso per l’arrivo di Papa Francesco, che dopo aver aperto la Porta Santa a San Pietro, aprirà la seconda Porta Santa del Giubileo 2025 nel carcere romano.
Molte le presenze istituzionali previste in chiesa nelle file laterali: fra queste, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il presidente del Consiglio regionale del Lazio Antonello Aurigemma e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. L’arrivo del Santo Padre è previsto per domani mattina pochi minuti prima delle 9. Ad attenderlo, le note dell’Inno del Giubileo 2025 suonate dalla banda del Corpo di Polizia penitenziaria, diretta dal Maestro Fausto Remini. Poi, il Papa salirà fino alla porta della chiesa del Padre Nostro dove si svolgerà il rito di apertura della Porta Santa, la ‘Porta della Speranza’. Il Pontefice verrà accolto simbolicamente da un detenuto e da un agente della Polizia penitenziaria che lo accompagneranno fino all’altare. Tra le 300 persone presenti in chiesa – spiega ‘Gnewsonline’, il notiziario web del ministero della Giustizia – saranno un centinaio, fra uomini e donne, i detenuti provenienti dai quattro istituti penitenziari di Rebibbia.
Per la solenne celebrazione, all’esterno della chiesa, sono previste altre 300 persone – fra operatori penitenziari, volontari e familiari – che potranno assistere alla messa su un maxischermo appositamente allestito. Al termine della funzione, Francesco riceverà alcuni doni dai detenuti: dagli uomini del Nuovo Complesso, la riproduzione in miniatura della porta della chiesa del Padre Nostro, creata all’interno del laboratorio ‘Metamorfosi’ utilizzando i legni dei barconi dei migranti, mentre dalle donne di Rebibbia femminile, un cesto contenente olio, biscotti, ceramiche e bavaglini, frutto del loro lavoro. L’Amministrazione penitenziaria omaggerà il Santo Padre con un dipinto raffigurante un Cristo salvifico, realizzato dall’artista Elio Lucente, ex poliziotto penitenziario.
Vicino alle mura della chiesa, infine, verrà inaugurata l’opera, firmata dall’artista Marinella Senatore, dal titolo ‘Io contengo moltitudini’: un progetto di arte contemporanea – in continuità con il Padiglione della Santa Sede allestito nel carcere femminile di Venezia in occasione della Biennale – composto da una struttura ad albero, alta circa 6 metri, con luminarie in forma di strisce che riportano frasi di detenute, detenuti e
personale penitenziario, scritte in varie lingue, anche in dialetto. Una celebrazione quella del Giubileo a Rebibbia che arriva a coronamento di un impegno: nel corso del suo pontificato, il Papa ha visitato oltre quindici volte i penitenziari per portare sollievo al dramma dei detenuti.
Monsignor Fisichella, annunciando a ottobre l’apertura della Porta Santa a Rebibbia, aveva ricordato l’auspicio espresso dal Papa per i detenuti nella nella Bolla d’Indizione del Giubileo, Spes non confundit: “‘Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi’”.