La denuncia del Sappe: “Poliziotti aggrediti in ospedale, uno colpito alla testa con un estintore. Ancora una volta nessuno ci ascolta”.
Treviso – “Lunedì sera, verso le 19.00 si è verificata l’ennesima rissa che ha coinvolto quasi tutti i detenuti del minorile”, spiega Giovanni Vona, segretario per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Risultato? Quattro poliziotti (quasi tutti quelli in servizio) in ospedale, di cui uno con punti di sutura in testa perché colpito con un estintore. Ed alta tensione fino alle due di notte”. Amara la denuncia del sindacalista: “Ancora una volta nessuno ci ascolta. Si è verificato quello che abbiamo denunciato non meno di dieci giorni fa. Il comandante che ci avevano promesso non è arrivato e sembra che non arrivi prima dell’anno nuovo. Ed ancora più grave è il fatto che il promotore della rissa è stato lo stesso detenuto che ha causato la rivolta del 2022, a seguito della quale venne chiusa la struttura per quasi 2 anni”.
“Il Sappe”, conclude Vona, “esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi feriti e contusi a Treviso mentre svolgevano con diligenza il proprio lavoro. Facciamo un ulteriore appello alle Istituzioni di provvedere al più presto ad un incremento di personale vista la carenza presso il carcere minorile e soprattutto tutelare i poliziotti con leggi appropriate perché i veri torturati siamo noi… Ora servono i fatti!”, conclude. Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti penitenziari di Treviso ma denuncia “il fallimento del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità: il DGMC è nato per rispondere all’esigenza legittima di interventi specifici nella cosiddetta esecuzione penale esterna. Tanto che diversi anni fa le competenze degli UEPE sono passati al DGMC nell’ottica di una specializzazione di tale dipartimento nell’intervento sulle misure alternative”.
Capece aggiunge che “per assolvere ai suoi compiti e attivare interventi di natura preventiva nel settore del disagio minorile, il DGMC prevedeva servizi innovativi quali i Centri di Prima Accoglienza e i Centri Diurni Polifunzionali. Qualche anno fa, tuttavia, alcuni CPA sono stati soppressi o annessi e oggi ci si rende conto dell’errore di una simile determinazione, che noi come Sappe abbiamo osteggiato fino all’ultimo, giacché se ne richiede a gran voce la loro riapertura”.
Tutto ciò, prosegue, “ha provocato come conseguenza quella della creazione di un clone del DAP con la gran massa di energie impegnate nel controllo di 500 minori detenuti confermando il carcere dei giovani adulti fino al compimento del venticinquesimo anno di età, questa è una delle ragioni principali dell’attuale ingovernabilità delle carceri minorili. Inoltre, qualche settimana fa, la bozza di Decreto del Ministro della Giustizia ha soppresso molti Centri Diurni Polifunzionali, unico presidio, in parecchie realtà, di intervento sul malessere giovanile”.
“Peraltro – aggiunge il leader nazionale del Sappe – da qualche tempo, si sente parlare della riapertura delle comunità chiuse, non molto tempo fa, perché esageratamente onerose, totalmente fuori controllo e affidate, non al Corpo di Polizia Penitenziaria ma a privati in convenzione con specifici e costosi contratti. Se non si tiene nel debito conto la professionalità dei Baschi azzurri nessun servizio e nessuna sperimentazione potrà avere la benché minima possibilità di successo! In più, l’aver distolto energie per fare quello che il DGMC non è in grado di fare, ossia gestire strutture detentive con modalità che non tengono conto del modificarsi dei minori detenuti, ha distolto energie e risorse all’area extramoenia”. “Il che è, per noi”, conclude Capece “concausa del sovraffollamento carcerario” e per questo torna a chiedere provvedimenti al Ministero della Giustizia.