Oltre 700 le querele: la Procura ha presentato tre richieste di liquidazione giudiziale che sono state tutte accolte dal tribunale.
Milano – Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo lombardo nei confronti dei due amministratori pro tempore di un exchange di criptovalute. Il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, sotto la direzione dei pubblici ministeri del Dipartimento I (“diritto penale dell’economia”) della Procura, stanno eseguendo l’ordinanza.
Le indagini sono scaturite dallo sviluppo di segnalazioni relative ad operazioni sospette riguardanti l’anomala operatività della piattaforma di exchange, unite all’analisi di oltre 700 querele presentate dai clienti a causa della mancata restituzione delle somme investite. Dopo l’interruzione dell’operatività della piattaforma, gli approfondimenti hanno portato all’apertura della liquidazione giudiziale da parte del Tribunale di Milano nei confronti delle società del gruppo. Le indagini condotte hanno permesso di quantificare il dissesto in circa 66 milioni di euro, con oltre 18.000 clienti coinvolti. È emerso che, fin dalla costituzione in Italia, la gestione societaria non ha mai separato adeguatamente i cripto asset aziendali da quelli dei clienti, né sotto il profilo gestionale né contabile.
Questa rappresenta una delle prime indagini di rilevo nel mondo delle criptovalute, che ha dovuto affrontare la complessità di operazioni transfrontaliere legate a valori immateriali. La Procura ha presentato tre richieste di liquidazione giudiziale, tutte accolte dal Tribunale di Milano, che ha aperto una liquidazione giudiziale di gruppo e nominato un curatore. È stata disposta una consulenza tecnica da parte di Deloitte, sono state effettuate due richieste di rogatoria (negli USA e in Svizzera) e due ordini di indagine europei in Lituania e Irlanda, che hanno permesso di ricostruire le risorse all’estero degli indagati e le movimentazioni internazionali. Inoltre, sono state sequestrate criptovalute per un valore di 500.000 euro, rinvenute in chiavette USB.
Le ipotesi di reato contestate riguardano la bancarotta fraudolenta, le false comunicazioni sociali, la formazione fittizia del capitale e l’infedeltà patrimoniale. Il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà accertata solo al termine del giudizio con sentenza irrevocabile.