Tra i punti fondamentali del provvedimento trivelle per il gas più vicine alle coste e corsia veloce per progetti di interesse strategico.
Roma – Il Dl Ambiente diventa legge: dopo quello del Senato è arrivato il via libera definitivo anche dall’Aula della Camera dei Deputati. Tra i punti fondamentali del provvedimento le semplificazioni nelle valutazioni ambientali, norme per la tutela delle acque, misure per l’economia circolare, contrasto al dissesto idrogeologico, bonifiche dei siti inquinati e anche riduzione della distanza delle trivelle per il gas dalla costa. Si “interviene sostanzialmente sulle procedure, uno dei grandi scogli – spiega il ministro Gilberto Pichetto Fratin -. E’ necessario avere metodi di lavoro e criteri di selezione che permettano di velocizzare le procedure di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica”.
Obiettivo, rimarca, è una riforma del codice dell’ambiente. Sulle valutazioni ambientali il decreto introduce una “corsia veloce” per progetti di preminente interesse strategico nazionale, privilegiando l’affidabilità, la sostenibilità tecnico-economica, il contributo agli obiettivi Pniec, l’attuazione di investimenti Pnrr e la valorizzazione dell’esistente. Stop ai nuovi permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Italia, ma via libera a quelli legati a ricerche già autorizzate, e quelli finalizzati al ‘gas release’, cioè la fornitura di metano a prezzi calmierati alle aziende energivore. Ridotta a 9 miglia, dalle 12 attuali, la distanza delle trivelle per il gas dalla costa e dalle aree protette.
“Permetterà al nostro Paese di realizzare una vera politica energetica con l’estrazione di gas in Alto Adriatico e di approvvigionamento idrico con le norme su invasi, dissalatori, nuovi impianti di accumulo idroelettrico e utilizzo delle acque affinate”, spiega la deputata di Forza Italia Paola Boscaini. Una norma, quella sulle trivelle, contenuta nel testo uscito dal Cdm e su cui in passato è già intervenuto il ministro per
rispondere alle critiche: il governo – è la spiegazione – ha fatto “un passo in più” rispetto ad una sentenza del Tar che ha permesso l’estrazione entro 9 miglia dalla costa, sostenendo che tra “le 9 a 12 miglia non si possono dare autorizzazioni, salvo per il gas destinato alle imprese energivore”.
Ma i temi entrati nel testo sono molti e traversali. Tra questi anche nuove regole per i negozi di elettronica, che dovranno assicurare il ritiro gratuito del prodotto usato (i cosiddetti Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), in caso di acquisto di un prodotto equivalente. I negozi grandi, oltre i 400 metri quadrati, saranno poi obbligati a ritirare i Raee di piccolissime dimensioni, anche se non vengono fatti acquisti. Sul fronte del dissesto idrogeologico arriva una maggiore interoperabilità tra le banche dati esistenti e si rafforzano i poteri dei presidenti di Regione in qualità di commissario. Arriva una maggiore interoperabilità tra le banche dati esistenti e viene introdotta la definizione di ‘acque affinate’, che possono contribuire all’irrigazione agricola e all’accrescimento dei corpi idrici sotterranei.
Critici i partiti all’opposizione. Per il MoVimento Cinque Stelle il decreto “non affronta in modo serio e concreto le emergenze come la tutela dell’ambiente, la salute delle persone, e l’economia”. Il Pd va anche più in là, accusando il governo di confondere la sicurezza energetica con lo sfruttamento di quel poco gas presente nel sottosuolo nazionale”. Dentro Italia Viva si parla invece di “un’altra occasione persa per occuparsi di politiche energetiche e di nucleare“, temi di cui – dice la deputata Naikke Gruppioni – “si preferisce parlarne solo sui media mentre di tradurre i propositi in legge se ne parla sempre nel prossimo provvedimento”.