La procuratrice Imperato: “Giovani escono di casa con le chiavi in tasca, il cellulare, il coltello, il tirapugni, con assoluta naturalezza”.
Napoli – I reati compiuti da minorenni nel distretto del capoluogo partenopeo, con l’utilizzo di armi di vario genere, hanno determinato l’iscrizione di 470 procedimenti e 1086 per lesioni gravi e gravissime. Il dato emerge dall’intervento al convegno ‘Devianza minorile a Napoli: quali risposte’, organizzato dalla Corte d’Appello con la collaborazione dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, della neo procuratrice presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, Patrizia Imperato. “Quest’anno, inteso come anno giudiziario, quindi diciamo da luglio ’23 a giugno ’24, abbiamo iscritto 409 procedimenti penali per detenzione di armi proprie e improprie – spiega – non vi parlo delle armi da fuoco, e sono stati appunto 61 i procedimenti penali scritti per detenzioni di armi da fuoco, ma del coltello, il tirapugni, lo strumento insomma atto a offendere”.
“Quello che si nota è l’assoluta naturalezza con la quale questi minori hanno un rapporto con le armi – sottolinea Imperato – come se i minori prima di uscire di casa la sera, si mettono le chiavi di casa in tasca, il cellulare e il coltello, il tirapugni o qualsiasi strumento che possa praticamente in qualche maniera servirgli per una difesa -offesa nel caso di una discussione. Ed è per questo che poi abbiamo assistito all’iscrizione di ben 1086 procedimenti penali per lesioni gravi e gravissime”. La neo procuratrice dei minori annota che nei casi napoletani ci sono anche “situazioni nelle quali ci siamo trovati anche di fronte a veri e propri traumi cranici”. “Leggevo pochi giorni fa, di procedimenti penali nei quali addirittura a mani libere si è presa a cazzotti la vittima, buttata per terra e presa a calci sulla testa, tanto da provocare emorragia celebrale. Questo praticamente è il livello delle situazioni”, dice ancora, descrivendo i dettagli del quadro da affrontare.
“Ma sono stati scritti anche moltissimi procedimenti penali proprio per omicidi e tentativi di omicidio. Numerose anche le risse” in quello che Imperato definisce lo scenario della ‘mala movida’, “situazioni che portano spesso e volentieri a quei reati dei quali ormai purtroppo sentiamo parlare troppo spesso e quotidianamente: lo sguardo di troppo, la guerra degli sguardi, il motorino parcheggiato male, la scarpa pestata. Insomma, tutti quei motivi che il legislatore definirebbe futili ma che a volte sono inesistenti, che portano praticamente alla commissione di gravissimi reati“. E “mentre probabilmente nel vostro come nel mio immaginario, queste situazioni di mala movida coinvolgono un certo tipo di platea, quella che è caratterizzata da un disagio economico e sociale. Le risse coinvolgono anche la cosiddetta Napoli bene in
discussioni spesso violentissime, da parte di minori che fanno parte di famiglie normo costituite o che sono fuori da qualsiasi tipo di disagio”.
Sull’uso di droghe aggiunge un altro elemento allarmante: “Non immaginatevi le droghe classiche, come l’hashish, la marijuana, il crack. I ragazzi ora usano anche delle droghe pazzesche e sono gli ansiolitici, gli antistress. Recentemente ho appreso che nella città di Milano vendono il blister di Lyrica, un farmaco che se mischiamo con alcol o con altre cose da’ delle potenzialità pazzesche di capacità aggressiva e offensiva. E’
venduto a 5 euro ed è decisamente una cosa alla portata di chiunque”. Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, durante il suo intervento al convegno ha sottolineato che “laddove un minore viene messo fuori dal carcere minorile, questo minore ha bisogno di essere accompagnato, cioè si devono creare le strutture attraverso le
quali questo percorso, questo accompagnamento sia tale e fortemente efficace per evitare che possa ulteriormente delinquere”.
“Perché è vero che ci sono le norme, è vero che ci sono i percorsi, ma è anche vero che questi percorsi spesso si sono dimostrati labili, se non addirittura assenti – sottolinea – allora questa è un’emergenza. Ed è un’emergenza che non riguarda solo Napoli. Perché la devianza che qui noi vediamo stemperata in una serie di azioni, non è una prerogativa di Napoli”, aggiunge il prefetto che considera, tra l’altro, la devianza minorile “una materia nella quale nessuno può dirsi esaustivo nelle proprie competenze. Il nuovo che viene immesso ogni giorno in questa materia è tale, che esige una evoluzione continua anche nelle azioni per fronteggiarla”.