Esplicitate le procedure di accertamento che la polizia giudiziaria deve compiere per verificare il corretto funzionamento dello strumento.
Roma – Nuova iniziativa del governo sul tema della lotta contro la violenza sulle donne. Con il decreto giustizia varato dal Consiglio dei ministri, “è stata ulteriormente potenziata l’efficacia dell’utilizzo dei braccialetti elettronici come strumento di controllo delle misure cautelari”. Lo ha detto il ministro alle Pari Opportunità Eugenia Roccella. Sono state esplicitate, ha spiegato, “le procedure di accertamento che la polizia giudiziaria deve compiere per verificare il corretto funzionamento dello strumento per ogni singolo caso, imprimendo un’accelerazione con la fissazione a 48 ore del termine entro cui questi accertamenti devono essere compiuti”.
Il ministro sottolinea che sono state inasprite le conseguenze in caso di comportamenti che artatamente determinino un malfunzionamento del braccialetto. Si tratta di un ulteriore passo avanti – conclude – per rendere ancora più efficaci la prevenzione e il contrasto di questa piaga, fermando le situazioni di violenza prima dell’irreparabile”. Due mesi fa il malfunzionamento dei braccialetti elettronici era finito sotto accusa. Una prima volta era finito al centro di una interrogazione parlamentare di Avs dopo il caso di femminicidio avvenuto a Torino dove un uomo portatore di braccialetto elettronico aveva ucciso a coltellate l’ex moglie, Roua Nabi di 34 anni. Si era scatenata la polemica. Luana Zanella chiese conto del funzionamento dei braccialetti elettronici.
Il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, chiarì che “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche del ministero della Giustizia”. “Premesso che in tutti i casi accertati di malfunzionamento si provvede alla loro sostituzione, nell’ambito del suddetto tavolo tecnico – afferma Prisco – sono state comunque individuate possibili soluzioni tecniche migliorative relativamente a criticità riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione dei dispositivi, che sono state richieste al fornitore”. Poi Alleanza Verdi Sinistra aveva presentato una nuova interrogazione parlamentare a firma di Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs in commissione Affari costituzionali della Camera e dalla capogruppo Luana Zanella.
“Ancora un caso di un braccialetto elettronico che non funziona. A Roma una maestra di 28 anni, stuprata dall’uomo che diceva di amarla, sequestrata e picchiata per mesi, poi stalkerizzata quando l’ha lasciato, oggi ha paura: quell’ uomo da tre anni ha un braccialetto elettronico alla caviglia che tuttavia non funziona, come ha denunciato la vittima e la onlus ‘Don’t worry’ e che la sostiene da tre anni”, avevano sottolineato. “Tra i temi approfonditi dal gruppo di lavoro – aveva detto Prisco – vi è stato anche quello relativo alla predisposizione di linee guida per gli operatori delle Forze di polizia e in particolare per il personale preposto alla gestione del sistema di monitoraggio in questione. Assicuro il costante impegno del Governo e delle strutture competenti a rendere sempre più efficaci gli strumenti di prevenzione, in primo luogo il braccialetto elettronico, per fare in modo che le Forze di Polizia intervengano tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo per le potenziali vittime”.
Ma come funziona il braccialetto elettronico? Si tratta di uno strumento che viene applicato ad un soggetto destinatario di una misura di sicurezza o di una pena. Serve a controllare a distanza dove si trova il soggetto, tramite segnale GPS. Il braccialetto elettronico non può essere rimosso per tutta la durata della misura, salvo i momenti della manutenzione specifica. Può, inoltre, essere tolto solo dall’autorità di pubblica sicurezza. Le spese per l’adozione del braccialetto elettronico sono a carico dello Stato. Il braccialetto elettronico è impiegato per il controllo a distanza di soggetti sottoposti agli arresti domiciliari o altra misura cautelare, o che si trovano in regime di semilibertà. Viene utilizzato anche come strumento di prevenzione di alcuni reati, come lo stalking e per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
Viene indossato come una cavigliera. In questo modo, si consente all’interessato dalla misura di mantenere una certa riservatezza, perché potrebbe essere tendenzialmente coperto dai vestiti. Impermeabile, molto leggero, circa 200 grammi, è strutturato in modo da prevenire escoriazioni. Se si tenta di toglierlo da soli, ecco che suona l’allarme: c’è infatti un dispositivo rileva ogni infrazione. La notifica di allarme viene inviata all’autorità giudiziaria. Se chi lo indossa è ai domiciliari, è installato un apparecchio detto Unità di sorveglianza locale. Il dispositivo in questione capta i segnali che sono ricevuti dal braccialetto elettronico, in modo tale da accertare che il soggetto si trovi all’interno di un determinato perimetro. Se il detenuto si allontana, scatta un allarme, così come se cerca di alterarlo o di danneggiare il braccialetto.