Ieri il ministro Nordio a Firenze. Bugetti al Consiglio comunale per la situazione di emergenza dietro le sbarre: “Condizioni disumane”.
Prato – “Oggi c’è un grande assente, il governo. Grande perché è il governo ad avere la competenza esclusiva sul sistema penitenziario nonché l’obbligo di dare piena applicazione al principio costituzionale di una pena detentiva che sia rieducativa e volta al reinserimento del detenuto nella società. Un principio che al momento non trova accoglimento alla Dogaia”. L’intervento della sindaca Ilaria Bugetti al Consiglio comunale straordinario sulle condizioni del carcere di Prato, inizia con la presa d’atto dell’assenza dei vertici e dei tecnici del ministero della giustizia al confronto di oggi nonostante gli inviti della presidenza del Consiglio comunale.
“Ieri il ministro Nordio era a Firenze. – prosegue la sindaca – Ci avrebbe fatto piacere fosse rimasto qualche ora in più per partecipare al Consiglio di oggi. Avrebbe dimostrato di non essere indifferente a quanto denunciamo da tempo sulle condizioni disumane in cui vivono i detenuti e operano gli agenti di polizia penitenziaria. I suicidi e le aggressioni sono la punta di un iceberg enorme che deve essere sciolto con un’azione forte e sinergica. L’indifferenza è complicità. Noi non ci voltiamo dall’altra parte e anche stamani siamo qui tutti insieme, maggioranza e opposizione, per ribadirlo insieme a chi opera per e con la casa circondariale di Prato. Per questo chiedo al presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli, di inviare al Ministero la documentazione che ci è stata consegnata dai sindacati di polizia e dagli enti e dalle associazioni che collaborano con la Dogaia“.
Proprio nel giorno in cui Papa Francesco annunciava che il giorno dopo l’avvio ufficiale del Giubileo, il 26 dicembre, “sarà nel carcere romano di Rebibbia per aprire anche in quel luogo la Porta Santa”, in segno di vicinanza alle tragedie dei detenuti, c’era stato un suicidio a Prato. Un detenuto di 50 anni, italiano, che si era suicidato impiccandosi nella sua cella della casa circondariale toscana. L’uomo era in carcere per reati “a grande riprovazione sociale e con fine pena fissato al 2030”. A riferire l’accaduto, in una nota, il segretario nazionale del sindacato Uilpa penitenziari Gennarino de Fazio, il quale spiegava che “a nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari”. Si tratta, afferma il sindacalista, del 77esimo che si toglie la vita dall’inizio dell’anno, “il quarto alla Dogaia, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che, parimenti, si sono suicidati in quella che è una strage senza fine”.